Una "cabina di regia" a carattere interistituzionale per la gestione dell'accoglienza dei migranti. È quanto concordato da Marco Minniti, ministro dell'Interno, e Antonio Decaro, presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani, nel corso di un incontro tenutosi nella mattinata di ieri al Viminale. Nell'occasione sono state prese in esame tutte le criticità inerenti al sistema della stessa accoglienza dei migranti, manifestatesi negli ultimi tempi.

I patti di collaborazione con i sindaci libici

L'esito dell'incontro fra Minniti e Decaro è stato diffuso on line dal sito internet del ministero dell'Interno, dal quale si apprende, inoltre, che la "cabina di regia" a cui si fa riferimento, che potrebbe essere attivata a breve, sarà impegnata anche sul fronte dei patti di collaborazione con i sindaci libici, che sono stati già avviati dal ministero e dall'Anci nel corso di una recente missione in Libia, precisamente nella capitale Tripoli.

Un'iniziativa per contrastare perentoriamente il traffico di esseri umani, tutte le attività dei trafficanti, e per costruire centri di accoglienza in terra libica con il pieno controllo dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nota anche come Oim, e dall'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, l'Unhcr, l'agenzia specializzata che fornisce protezione internazionale e assistenza materiale.

L'idea già condivisa con la sindaca Raggi

Di una "cabina di regia" in tema di migranti si era già parlato al Viminale alla fine del mese scorso, durante un incontro tra il ministro Minniti e Virginia Raggi, sindaca di Roma, alla presenza di Paola Basilone, prefetto romano, e collaboratori più stretti dei responsabili di Campidoglio e Viminale.

In un'atmosfera di notevole collaborazione istituzionale, in quella circostanza, era stato affrontato il tema della presenza nella capitale italiana di un massiccio numero di migranti, non solo in transito e non raramente in condizioni di marginalità. Da tali considerazioni era emersa l'opportunità di rendere operativa la "cabina di regia" con la partecipazione di rappresentanti del ministero e di altre istituzioni per trovare soluzioni efficaci pure in tema d'integrazione e sul piano dell'inclusione.

Espulsioni, sessantacinque dall'inizio dell'anno

Sale, nel frattempo, il numero delle espulsioni di soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso, eseguite con l'accompagnamento nel Paese d'appartenenza. Dall'inizio del 2015 a oggi sono stati centonovantassette i rimpatri effettuati, complessivamente sessantacinque dallo scorso gennaio.

L'ultimo, datato 18 luglio, ha riguardato un cittadino marocchino di 22 anni, "per motivi di pericolosità sociale". L'uomo era giunto in Italia il 9 gennaio scorso, da Amsterdam, "all'esito della procedura di riammissione attivata dall'Olanda", si legge sul sito web del ministero, "era stato identificato nonostante avesse fornito false generalità". Il ventiduenne, già destinatario di altri provvedimenti d'allontanamento e sospettato di essere un "foreign fighter" legato all'autoproclamato stato islamico, è stato rintracciato il 7 luglio a Tarvisio. In precedenza era stato espulso un altro cittadino marocchino, di 52 anni, "per motivi di sicurezza dello Stato". Il protagonista della vicenda, residente a Perugia, era stato imam presso il Centro culturale islamico e successivamente allontanato "per la sua impostazione salafita", fanno sapere dal ministero dell'Interno. Da tempo osservato dalla Digos, per i contatti con persone coinvolte in indagini per terrorismo, è stato accompagnato in Marocco con un volo decollato dalla frontiera aerea di Roma-Fiumicino