La sua famiglia ha dovuto aspettare per ben tre anni, lottando contro una burocrazia che, come capita spesso in certi casi, ha avuto dei tempi insopportabili, ma finalmente una bambina con disabilità di 7 anni a breve potrà cominciare ad entrare ed uscire in maniera autonoma dalla propria casa grazie alla presenza di un ascensore esterno. Questa storia è ambientata nel comune ligure di Savona, dove hanno avuto inizio i lavori di costruzione dell'impianto dopo un iter molto complicato e decisamente lungo che ha attirato l'attenzione dell'intera cittadinanza.

La trafila burocratica

La madre della piccola non ha nascosto la propria gioia, dichiarando come il momento più bello sia stato quello in cui ha osservato emozionata l'incredulità negli occhi della figlia quando ha potuto vedere il cantiere in attività. Tre anni fa, infatti, dato che la bambina ha dei problemi di deambulazione, è stato chiesto di poter realizzare un ascensore esterno. Purtroppo, però, nonostante l'appoggio e anche l'aiuto a livello economico ricevuto da parte dei condomini, i genitori hanno dovuto fronteggiare due categorie di ostacoli: da una parte, i vincoli rigidi imposti dalla Soprintendenza, la quale ha chiesto quasi 15 progetti fino a giungere ad una soluzione in grado di rispettare ogni prescrizione ed integrazione; dall'altra, poi, c'era il fatto che il piazzale sul quale avrebbe dovuto essere costruito l'ascensore era sì di uso pubblico, ma in realtà di proprietà di un altro condominio.

La madre della piccola: 'Spero che la nostra storia possa rappresentare un esempio'

Alla fine i parenti della piccola hanno dovuto comprare un'area di 9 metri quadrati e raccogliere le procure dei ben 44 proprietari, manovre che hanno richiesto circa un anno, anche perché alcune firme necessarie sono dovute arrivare da fuori dell'Italia. Nel momento in cui è stato completato l'atto di compravendita, il Comune ha emesso la rinuncia all'uso pubblico e il cantiere ha potuto finalmente essere avviato. La madre della bimba ha definito la svolta positiva come un miracolo al quale la famiglia aveva quasi smesso di sperare, pur non arrendendosi mai di fronte alle tante difficoltà. La donna spera che questa storia possa fungere in qualche modo da esempio e dare speranza agli altri genitori di bambini con disabilità che vengono molto spesso abbandonati ad affrontare odissee del genere.