Non si accennano a placare i venti di guerra che soffiavano tra Stati Uniti e la Korea del Nord. Le continue minacce e test di missili nucleari hanno portato, inevitabilmente, alla presa di posizione dell'O.n.u. attraverso la risoluzione numero 2371 del Consiglio di Sicurezza. La medesima è stata votata all'unanimità e che, a sua volta, si è vista, finalmente, una chiara e netta presa di posizione della Cina a favore degli Stati Uniti, intimando il regime di Pyongyang di smetterla al più presto con le provocazioni.

D'altronde il Presidente Trump si era lamentato più volte nei confronti della super - potenza asiatica, colpevole di stare troppo sulle sue.

Oltre a questa vittoria, il Tycoon, si è ritrovato anche l'appoggio da parte della Russia con Putin, il quale ha dichiarato che la crisi con i nordcoreani non deve in nessun caso sfociare in un intervento militare.

Intervento militare, a quanto pare, già studiato e già organizzato e dichiarato sotto l'espressione di guerra preventiva: cioè attaccare prima che succeda qualcosa di irreparabile. D'altronde l'idea dell'attacco preventivo è stato sottolineato, senza alcuna mezza misura, dal consigliere militare di Donald Trump, H. R. McMaster. Senza dimenticare che nei giorni scorsi due bombardieri americani hanno sorvolato l'aria nordcoreana in segno di intimidazione nei confronti del regime che, a quanto pare, non sembra cedere nelle sue intenzioni di far valere le sue ragioni.

Nella risoluzione 2371, definita come la più pesante tra quelle che si potevano approvare, comporta delle sanzioni relative alle esportazioni di ferro, di minerali di ferro, minerali di piombo e carbone; in più si vanno persino a colpire gli interessi bancari del piccolo Stato asiatico. Difatti alcune società e banche non possono porre in essere operazioni commerciali all'estero.

In più sono stati presi di mira anche alcuni alti funzionari che non possono in uscire dallo loro stessi confini nazionali. La risposta del regime non si è fatta attendere affermando che non sarebbe rimasto a guardare.

La mossa del Presidente Trump non è nè da disdegnare e nè da biasimare, pensando che qualche mese addietro si presentò davanti alle coste nord-coreane con un sottomarino nucleare.

La sfida dunque è ardua e sicuramente richiama alla memoria un altro fatto storico che coinvolse gli stessi Stati Uniti d'America. Era l'ottobre del 1962 e i sovietici puntarono, dalle coste dell'isola di Cuba, alcuni missili nucleari contro le coste americane. Per risolvere quell'incandescente situazione di oltre cinquant'anni fa ci vollero solamente tredici giorni.

Questa crisi, quasi simile nel modo in cui si sta evolvendo a quella cubana, sta tenendo il mondo con il fiato sospeso da diversi mesi. E' chiaro Kim Jong-Un non si farà mettere i piedi in testa, ma anche Donald Trump ha dimostrato, al di là di ogni sua contraddizione politica, di non farsi trovare impreparato.