Una vera e propria tragedia umanitaria si è verificata lontano dalle rotte dei migranti più conosciute: il tratto di mare tra la penisola araba, più precisamente lo Yemen, e il Corno d'Africa. Giovedì mattina un gommone, sulla costa di una località nella provincia di Shabwa, avrebbe incrociato la rotta di una motovedetta governativa; o, almeno, così deve aver pensato lo scafista, che ha costretto i passeggeri a gettarsi in mare, per poi tornare alla volta delle coste somale per caricare altri disperati.

L'orrenda scoperta dei funzionari dell'OIM

Laurent de Boeck, responsabile per lo Yemen dell'agenzia della Nazioni Unite che si occupa di migranti, illustra lo scenario a cui hanno dovuto assistere gli operatori umanitari ONU: i ragazzi, costretti a scendere a forza dall'imbarcazione, erano per la maggior parte sedicenni.

Di questi, 22 risulterebbero dispersi e 27 sarebbero stati soccorsi, ma questi ultimi non sono stati fortunati sotto molto aspetti. Davanti ai loro occhi, infatti, è apparso uno scenario raccapricciante: in mare gli operatori avrebbero rinvenuto 29 cadaveri, in gran parte inermi bambini. I restanti sarebbero riusciti a scappare appena approdati sulle coste del Golfo di Aden.

Dall'inizio dell'anno, secondo l'OIM, almeno 55.000 persone, un terzo delle quali donne, avrebbero già percorso la stessa tratta e si sarebbero esposte ai medesimi rischi, pur di evadere da una situazione di instabilità ben più grave in Somalia ed Eritrea.

Quanti sono riusciti a raggiungere le ricche petromonarchie del Golfo sarebbero disposti ad accettare anche lavori umili e sottopagati, pur di lasciarsi alle spalle guerre civili e povertà estrema.

La guerra contro l'Arabia Saudita e il business dei trafficanti di uomini

Da ormai un anno e mezzo l'esercito saudita affronta senza sosta l'etnia Houthi nel piccolo paese, il più povero della penisola arabica. I guerriglieri sciiti, appoggiati dall'Iran, hanno dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dal Governo centrale di San'a; lo Stato saudita ha reagito alla provocazione bombardando il piccolo emirato e precipitandolo nel caos.

Chiusura dei traffici commerciali e sanzioni economiche hanno inoltre indebolito il potere e il controllo statale, per cui scafisti e trafficanti hanno gioco facile nel gestire la tratta dei richiedenti asilo fino in Europa passando dallo stretto di Suez.

Dopo la (per ora iniziale) buona riuscita del progetto di controllo delle rotte migratorie in Libia da parte dell'Unione Europea, insomma, urge arginare la nuova sponda afroasiatica che rischia di trasformare in un cimitero di migranti i confini del Medio Oriente.