Dalle parole ai fatti. La Corea del Nord risponde alle esercitazioni militari in atto nelle acque antistanti la penisola da parte delle forze navali di Stati Uniti e Corea del Sud, e lancia tre missili balistici. La notizia è stata diffusa dall'agenzia di stampa sudcoreana, Yonhap, e da quella nippnica Kyodo. I missili avrebbero percorso circa 250 km prima di inabissarsi nel Mare del Giappone.

'Lanci fallimentari' secondo le fonti statunitensi

Si tratterebbe di missili a corto raggio, il cui test sarebbe stato tutt'altro che felice. Secondo le fonti del Pentagono, infatti, i lanci sarebbero falliti.

"Il primo ed il terzo missile non sono riusciti a volare a lungo, mentre il secondo è esploso subito dopo il lancio", afferma David Benham, comandante della flotta statunitense nel Pacifico. Per gli Stati Uniti, pertanto, si tratta di un episodio di poco conto, visto che non c'è alcuna minaccia nei confronti di Guam o di altre porzioni di territorio americano. In base alle informazioni dell'intelligence sudcoreana che ha esaminato le tracce radar dei vettori, i missili sono stati lanciati poco prima delle 7.00 del mattino, ora di Seoul (poco prima della mezzanotte in Italia), dalla provincia nordcoreana di Gangwon. Il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, è stato immediatamente informato dell'accaduto.

"Rimaniamo in allerta e manteniamo un'attenta sorveglianza sulla Corea del Nord in caso di ulteriori provocazioni", fanno sapere dal ministero della difesa di Seoul.

La 'leggerezza' di Donald Trump

Le parole del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, pronunciate soltanto qualche giorno fa in merito ad una Corea del Nord che "inizia a rispettare l'America", si rivelano quanto mai azzardate.

La propaganda del miliardario diventato presidente, pertanto, commette una grave leggerezza, ma del resto anche nella circostanza in cui Trump aveva lanciato questo messaggio, le notizie che provenivano dalla Corea del Nord erano tutt'altro che improntate sulla distensione. Kim Jong-un, infatti, avrebbe ordinato di incrementare la produzione di missili a corto e medio raggio, a combustibile solido, e quando accaduto con questi tre lanci potrebbe essere la conferma di un Paese che, in un modo o nell'altro, si prepara alla guerra.

Ad oggi è difficile che una delle due parti possa scatenarla, su tutta la questione pesa l'incognita Cina. Pechino è sempre stato e continua ad essere il vero ago della bilancia della regione e di questo tanto Kim Jong-un quanto Donald Trump sono più che consapevoli.