Un incidente stradale e poi la morte. Sembrerebbe una delle tristissime storie che, purtroppo, affollano le cronache ogni giorno, ma non lo è. Questa lugubre vicenda è un po' diversa, perché la protagonista non è morta per il sinistro, ma per la vergogna di averlo provocato. Ad uccidere Anastasia Lysukho, bella e giovane russa di 20 anni, moglie e madre di una bambina, è stato un terribile senso di colpa. Una fine assurda quella della giovane.

Il marito, che era fuori per lavoro, le aveva categoricamente vietato di usare la sua auto d'epoca, gelosamente custodita in garage come una sacra reliquia.

Lei, forse per sfida oppure solo per curiosità, invece l'ha presa, provocando dopo poco un incidente e ingenti danni. Pare assurdo, ma per questo motivo si è tolta la vita.

Sfida il divieto del marito

Anastasia Lysukho abitava a Novocherkassk, città della Russia meridionale, ed è qui che si sono svolti i fatti. Suo marito era partito per lavoro e, tra le raccomandazioni che le aveva fatto, la prima e più importante era stata quella di non prendere per nessun motivo la sua auto, una Vaz-2106, che in Russia è considerata una vettura d'epoca, l'equivalente di una nostra Fiat fuori produzione.

La giovane donna, forse mossa dalla volontà di sfidare il marito che la considerava non abile alla guida, o per il desiderio - magari fino a quel momento rimasto inappagato - di provarla, approfittando dell'assenza del coniuge ha preso l'auto.

Tuttavia, poco dopo essersi messa alla guida, appena uscita dal garage è accaduto il peggio.

Bilancio dell'incidente

Dopo pochi minuti al volante, dapprima si è schiantata contro un'auto che sopraggiungeva dalla direzione opposta, poi ha travolto due macchine che erano parcheggiate in strada. Le conseguenze sono state importanti, ma comunque nulla di irreparabile, visto che l'incidente aveva coinvolto cose e non persone, rimaste fortunatamente illese.

Certo i danni ci sono stati e per almeno 10mila euro, ma niente poteva far immaginare che tutto ciò avrebbe provocato in lei uno stato di disperazione estrema.

Morta di vergogna

Alcuni testimoni hanno raccontato che, dopo il doppio schianto, la ragazza è scesa sconvolta dall'auto, l'ha lasciata sul luogo dell'incidente ed è scappata via.

Una volta rientrata in casa, ha lasciato un biglietto in cui chiedeva scusa: mortificata e gravata dai sensi di colpa, si è uccisa. L'auto d'epoca del marito non era assicurata, e questo particolare avrebbe aggravato i fatti.

Ma tutto questo non basta a spiegare un simile gesto che ha suscitato il cordoglio di tante persone. La polizia sostiene che la paura di Anastasia di raccontare l'accaduto al marito abbia causato la tragedia. Dopo l'incidente avrebbe avuto un crollo nervoso e sarebbe stata travolta da un'angoscia più grande di lei. Ma un vero marito non può mai essere un soggetto da temere: avrebbe capito la situazione e "perdonato".