La notizia ha dell'incredibile: non tanto per il fatto, quanto per il motivo.

Il fatto è ormai noto: ryanair ha recentemente dato l'annuncio di aver cancellato più di duemila voli programmati nel prossimo mese e mezzo, lasciando così a terra circa 400 mila passeggeri, ovviamente infuriati.

Il motivo è meno noto: la cancellazione - stando alle dichiarazioni rese dall'amministratore delegato, l'irlandese Michael O'Leary - è dovuta al non aver valutato adeguatamente i turni di riposo e le ferie dei piloti.

In sostanza, stando ai vertici aziendali, la spiegazione ufficiale è questa: "Si è solo trattato di un errato calcolo dei riposi e delle ferie".

A questo punto, la domanda sorge spontanea: è possibile che una compagnia aerea così grande e famosa provochi per un'inezia del genere un danno così enorme ai passeggeri, suoi clienti, ed anche alla sua stessa immagine e reputazione?

Infatti, all'indomani della notizia si è subito verificato un crollo delle quotazioni del titolo in borsa.

A nulla sono valse, per scongiurare questa caduta di credibilità, le offerte sostitutive proposte dalla compagnia, come il riconoscimento del diritto al rimborso per chi aveva già prenotato e pagato, oppure l'alternativa di altri voli senza sovrapprezzo.

Quello che rimane è la sensazione di una pessima gestione aziendale: del resto, è quasi impossibile credere davvero che una cancellazione improvvisa di un così grande numero di voli aerei sia dovuta all'errata programmazione delle ferie da far godere ai piloti.

Se così fosse, lascerebbe veramente sconcertati che una compagnia che gestisce duemila voli al giorno, ed ha tredicimila dipendenti, possa franare per un banale problema di rotazione dei turni di lavoro e di correlativo riposo del personale Aereo.

Questo sassolino trascurato, che a un certo punto inceppa e rompe l'ingranaggio di tutta la macchina organizzativa di Ryanair, è assurdo, e infatti si tratta, a ben vedere, di una scusa difficilmente credibile.

Neppure una piccola impresa di autotrasporto su strada, che programma i turni di lavoro e riposo dei camionisti o autisti, cadrebbe in un errore del genere.

La realtà - come ritengono molti esperti del settore - è un'altra, e ben diversa: Ryanair ha subito negli ultimi tempi una forte perdita di piloti, che, a causa delle paghe troppo basse (e dei contributi previdenziali versati solo in Irlanda, sede della società, e dunque non validi nei Paesi di appartenenza) hanno preferito cambiare bandiera, e così farsi assumere da altre compagnie che propongono condizioni contrattuali ben più vantaggiose: tra queste, in particolare, la Norwegian, che gli avrebbe sottratto già ben 140 piloti.

In ogni caso, che sia vera o meno la faccenda delle turni mal programmati di ferie dei dipendenti, oppure che la cancellazione sia dovuta al fatto - questo sì oggettivamente vero - della perdita di piloti, una considerazione resta: i dipendenti c'entrano, i lavoratori sono stati il problema.

L'ossessione di Ryanair per l'abbattimento dei costi a qualunque costo è diventata un boomerang, perché i lavoratori si sono ribellati spostandosi verso chi ha offerto loro delle condizioni di lavoro migliori. E, si sa, senza piloti gli aerei non volano.

Viene in mente, in proposito, l'insegnamento antico di una filastrocca, che una volta si insegnava nelle scuole elementari: "per la mancanza di un chiodo, il cavallo perse il ferro dello zoccolo; per la mancanza dello zoccolo, cadde e perì il cavallo; per la mancanza del cavallo, si perse il cavaliere; a causa dell'assenza del cavaliere, la battaglia fu perduta. Persa la battaglia, fu persa tutta la guerra, e una volta persa la guerra, il Re perse il suo regno".

E tutto questo per colpa di un chiodo!