Nei giorni 1, 2 e 3 settembre, i familiari delle vittime della strage di Viareggio, il disastro ferroviario che costò la vita a 32 persone, sono stati presenti alla festa del Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta. Costituitisi nell'associazione chiamata “Il Mondo che vorrei”, hanno distribuito un volantino che faceva riferimento alle più di 1.200 pagine delle motivazioni della sentenza del processo.

Il volantino

Lo scopo dell'iniziativa dei familiari è principalmente quello di far sapere a tutti i cittadini ciò che è accaduto quel tragico 29 giugno del 2009 e fare in modo che non sia dimenticato.

Innanzitutto, sostiene l'associazione, le responsabilità per quei fatti non sono più "strillate" solamente dai familiari e dai ferrovieri, ma sono state finalmente "sancite da un tribunale".

Il lavoro di mobilitazione, fatto dalle famiglie e dai ferrovieri, è quindi risultato utile e ha contribuito principalmente a impedire che sulla tragedia calasse l'indifferenza generale. Ad esempio, si sottolinea nel volantino, è molto significativo il fatto che "lo Stato non si è costituito parte civile nel processo".

Tanti promossi, un licenziato

Organismi istituzionali hanno invece confermato, da indagato, Mauro Moretti come amministratore delegato delle Ferrovie per poi promuoverlo, assegnandogli un incarico più redditizio, ad amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica, con nel frattempo una nomina a Cavaliere.

"Il Mondo che vorrei" ricorda anche le conferme e le promozioni di Michele Elia, all'epoca della strage amministratore delegato di RFI, e di Giulio Margarita, condannato a 7 anni e 6 mesi ed oggi dirigente dell'ANSF, l'organo preposto a vegliare sulla sicurezza del trasporto ferroviario. Nel frattempo c'è un ferroviere di Viareggio, Riccardo Antonini, licenziato “per essersi gratuitamente messo a disposizione di familiari nell’incidente probatorio [ed] aver detto 8 anni fa quanto è stato confermato dai giudici di Lucca il 31 gennaio scorso".

I familiari di Viareggio tornano quindi a chiedere giustizia, affinché, i condannati vengano rimossi dalle proprie posizioni, e il licenziato venga reintegrato al suo posto di lavoro.

Per maggiore sicurezza

Il pensiero dei familiari delle vittime va infine a tutti coloro che in qualche modo hanno a che fare con le ferrovie, perché ci lavorano o sono utenti o semplicemente abitano nelle vicinanze dei binari, in quanto vittime di un modo di agire che spesso mette il profitto in primo piano, a discapito di valori assoluti quali la salute e la vita umana.

Se il dolore che hanno provato queste persone nel perdere i propri cari e in maniera così tragica deve essere stato grandissimo e tuttora fonte di sofferenza, la loro forza appare ancora più grande, nell'impegno verso la verità e le giustizia, col desiderio inoltre che fatti del genere non accadano mai più.