Dopo il caso di Asia Bibi, la donna cristiana cattolica condannata a morte in Pakistan in circostanze poco chiare con l'accusa di aver insultato il profeta Maometto, e scampata al boia solo grazie alla grande mobilitazione internazionale in suo favore, dal Pakistan arriva la notizia di un'altra condanna alla pena capitale per blasfemia. Questa volta a rischiare la vita è Nadeem James, un cristiano accusato da un amico di avergli spedito alcuni messaggi blasfemi. Nessun magistrato avrebbe visto i messaggi in questione, e secondo l'avvocato del condannato il suo accusatore Yasir Bashir si sarebbe recato a denunciarlo, accompagnato da due Imam, dopo una lite scoppiata per una questione di gelosia.

In cella da oltre un anno

La vicenda ha avuto inizio un anno fa e Nadeem James è in cella da Luglio 2016. Quando emerse la voce che aveva inviato su WhatsApp dei messaggi che insultano l'Islam era stato minacciato di morte, e per questo l'uomo si era dato alla fuga. Per spingerlo a consegnarsi alle autorità la polizia secondo fonti locali avrebbe arrestato le sue due sorelle, che avrebbero subito violenze e torture affinché confessassero dove si era nascosto. Alcuni Imam in quei giorni sarebbero arrivati ad invitare i musulmani a dare fuoco alle case dei cristiani per vendicarsi. Dopo più di un anno nei giorni scorsi è arrivata la sentenza, che per questioni di sicurezza è stata pronunciata in carcere.

Le autorità temevano che la condanna potesse provocare una vendetta nei confronti della famiglia del condannato.

Il caso di Asia Bibi

Il caso vuole che il verdetto sia arrivato nei giorni in cui ricorre l'anniversario della carcerazione di Asia Bibi, la prima donna cristiana condannata a morte per blasfemia in Pakistan. Il suo calvario iniziò nel 2009, quando senza prove alcune donne dopo un diverbio la accusarono di aver offeso il profeta dell'Islam.

Dopo essere stata picchiata e violentata fu rinchiusa in carcere, e un anno dopo arrivò la condanna a morte, che suscitò commozione e indignazione in tutto il mondo. La mobilitazione che ne conseguì le ha evitato l'esecuzione della condanna a morte, ma la donna è rimasta in carcere, dove da 3mila giorni sta scontando la sua condanna.

Nonostante in Pakistan i talebani non abbiano più da tempo le redini del potere la legge che punisce i casi di blasfemia è una delle più severe al mondo. Ma sopratutto per mettere nei guai una persona è sufficiente che qualcuno si rechi dalle autorità a denunciare presunti insulti nei confronti della religione musulmana o dei suoi simboli. Sin dai tempi della condanna comminata ad asia bibi una parte del paese ha chiesto la modifica della legge sulla blasfemia, ma per ora è ancora in vigore.