Se i dati Istat per il femminicidio sono terrificanti – 774 casi dal 2012, circa una vittima ogni due giorni - è il dato anagrafico unito ad un’efferatezza sconcertante a fare davvero accapponare la pelle: l’ultima vittima, Noemi Durini uccisa e gettata in un pozzo dal fidanzato a Castrignano del Capo, in provincia di Lecce, aveva sedici anni.

La stessa età di Fabiana Luzzi, vittima della furia del diciassettenne fidanzato Davide Morrone, accoltellata e arsa viva a Corigliano Calabro. La stessa età di Federica Mangiapelo, affogata nelle acque del Lago di Bracciano dal fidanzato Marco di Muro, nemmeno ventenne.

Fuori controllo

Noemi, Federica, Fabiana: tutte uccise al culmine di una lite, scatenata da una gelosia malata unita ad un’ira irrefrenabile, fuori controllo, disumana.

Pochi minuti dopo che giungesse la notizia della sua confessione, è emerso un video che ritrae l’assassino diciassettenne di Noemi mentre distrugge, a colpi di sedia, un’auto. Anche in questo caso, è stata una lite con il proprietario dell'auto a scatenare la furia animalesca del ragazzo.

Ma cosa porta un ragazzino non ancora o appena maggiorenne a uccidere la propria fidanzata?

Nel caso di Fabiana Luzzi, la corte ha risposto con il riconoscimento della seminfermità mentale per Morrone, che ha portato in appello alla riduzione a 18 anni dell’iniziale condanna di 22 anni.

Un rapporto nazionale Eurispes e Telefono Azzurro del 2008 parlava invece di colpe sociali: l’isolamento causato dalla rivoluzione virtuale spinge i giovani ad una totale alienazione nei confronti della realtà circostante che, quando affrontata, risulta insostenibile.

Insostenibile quanto la fine di una relazione, la presenza di altre persone nella vita della persona amata e il suo bisogno di indipendenza.

Un mix fatale

Il ricorso agli stupefacenti e all’alcol – consumato dal 46% degli intervistati per la prima volta tra gli 11 e i 14 anni – è da interpretarsi come un estremo tentativo di evasione che facilmente degenera in abuso, atti di superbia e violenza, di sfida alla realtà che non si riesce ad affrontare, che si rifiuta in nome del niente.

Unito al dramma esistenziale da alienazione dei nostri nuovi giovani, a storie, famiglie, ambienti difficili, ad una cultura dell’indifferenza e dell’anaffettività, del possesso e della paura, l’abuso di sostanze psicotrope è l'ennesimo ingrediente di un cocktail estremamente pericoloso.

E se al mix si aggiunge il sospetto di una leggerezza - la mamma di Noemi aveva già segnalato l'assassino della figlia alla magistratura minorile per il suo comportamento violento - il risultato è fatale.