"Ammetto tutto. Sono stato io, ma curatemi. Credevo d'esserne uscito e ci sono ricaduto. Ho bisogno d'essere curato". Edgar Bianchi, lo stupratore seriale che a Genova era stato soprannominato come il "maniaco dell'ascensore", dopo 20 stupri commessi tra il 2004 e il 2006 e 8 anni di carcere, in libertà da 3 anni, mercoledì è tornato a colpire violentando una ragazzina di 13 anni sul pianerottolo dove abitava, dopo averla seguita. Identificato da alcune telecamere di sorveglianza e braccato da 150 agenti, si è andato a costituire spontaneamente alla procura accompagnato dal suo legale, Paolo Tosoni.

Ha confessato, ma ora si dichiara malato.

La confessione, scelta tattica?

"Narcisista, istrionico con tendenze sadiche": la perizia psichiatrica che gli era stata fatta quando fu arrestato anni fa, lo descriveva esattamente così. Forse se ne sarà ricordato giovedì Edgar Bianchi, ex barman genovese, nel chiedere, al culmine della sua confessione durata venti minuti, di essere curato. Proprio lui che in carcere aveva voluto aprire un conto a favore delle sue vittime e che era stato definito dal suo precedente avvocato, Giovanna Novaresi che lo aveva seguito nei programmi di recupero psicoterapeutico "uno degli esempi più brillanti di riabilitazione". Che sia uno stratagemma concordato con il legale che lo ha accompagnato quando si è consegnato alla giustizia?

Il violentatore seriale, pedofilo perché le sue vittime erano sempre giovanissime, poco più che bambine, ha raccontato, forse anticipando la tesi difensiva, che uscito di prigione tre anni fa, era convinto di aver preso la 'retta via' e cominciato una vita normale. Da Genova si era trasferito prima in Portogallo, poi a Milano dove lavorava per una società di catering.

Poi ha conosciuto l'attuale fidanzata con cui era andato a convivere e che voleva sposare. Il ritratto del bravo ragazzo con la testa a posto. Finché, questo è quanto ha sostenuto, un'improvvisa quanto inspiegabile 'deviazione': mercoledì in strada a Milano era proprio a telefono con la sua fidanzata, quando ha visto sopraggiungere la ragazzina che lui ha definito 'ragazza', pur avendo la sua vittima solo 13 anni, di ritorno da scuola per rincasare, e la mente gli ha 'suggerito' di organizzare qualcosa.

Allora si è messo a seguirla fino a casa, ha preso l'ascensore, l'ha sorpresa di spalle su un pianerottolo, in pochi minuti gli è stato addosso e l'ha violentata.

Ripreso dalle telecamere

Il sex offender ha deciso di costituirsi dopo aver visto in Rete la sua immagine ai tornelli della metro. A permettere di identificarlo, è stata proprio la sua povera vittima che agli inquirenti l'ha descritto molto bene: alto, atletico, castano, con un grosso tutore alla gamba sinistra che lo costringeva a zoppicare. Gli agenti della Polmetro l'hanno individuato mentre passava l'abbonamento a un tornello e subito, tramite la banca dati, sono risaliti all'identità del criminale.

La 'soffiata' della suocera

Sotto il palazzo nella casa dove si era da poco trasferito ad abitare con la sua fidanzata, non distante dall'abitazione della ragazzina violentata, sono arrivati centinaia di poliziotti.

E proprio la suocera, che fa la custode in quello stabile, lo ha avvisato che lo stavano cercando. Più tardi ha sostenuto sotto choc,di averlo fatto in buona fede, ma potrebbe dover rispondere di favoreggiamento. Davvero lei e la figlia erano all'oscuro del passato del predatore seriale? Bianchi comunque ha scelto di costituirsi. Nella notte, però qualcuno ha buttato benzina e dato fuoco alla porta del locale portineria. La polizia ha chiesto all'Aler, l'azienda lombarda di edilizia popolare, di trovare alla famiglia della fidanzata altro domicilio.