La cinquantaquattrenne Juana Escudero Lezcano è la protagonista di una spiacevole e assurda situazione che non sembra avere una fine: per lo Stato, la signora è morta da sette anni, nel 2010, e non è servito a niente chiedere di aprire la sua tomba per dimostrare il contrario, in quanto non c'è nessuna traccia dei resti della sua omonima.
La Lezcano ha intrapreso una battaglia legale per far valere i suoi diritti e per avere nuovamente la possibilità di fare cose che ogni persona viva, "in carne ed ossa", fa normalmente e quotidianamente, come ad esempio, rinnovare la patente di guida.
Semplicissime esecuzioni che per lei sono diventate un'impresa ardua.
La notizia
Quando la signora Juana si reca in ospedale per una colica renale - secondo quanto riferisce la figlia a El Pais - il medico la guarda perplesso per poi dirle, infine, che sul computer risultava morta.
Un caso di omonimia
La sua omonima è sepolta nel cimitero di Malaga. Identici non sono soltanto il nome e il cognome, ma anche la data di nascita. C'è stato, dunque, uno scambio di identità.
Ma la questione sembra infinita e senza soluzione: i parenti della sua omonima sono irrintracciabili, mentre dal cimitero di Malaga, al quale Luana aveva chiamato per far sì che la tomba della sua omonima fosse aperta per effettuare il test del Dna, giunge un'ulteriore rivelazione sconvolgente: risultavano non pervenuti i pagamenti per il suo posto, ragion per cui il loculo è stato svuotato e i resti sono stati depositati in un ossario.
Dunque, una lotta senza fine per riappropriarsi della sua identità.
E le banche?
Potrebbe essere una storia divertente, un film prossimamente nei cinema, ma per la donna spagnola è ormai diventato un incubo, senza contare le questioni burocratiche. E il paradosso non termina qui. Luana Escudero Lezcano precisa che se per lo Stato è morta, per le banche è ancora viva: pretendono, infatti, regolarmente il pagamento dei prestiti, delle ipoteche e addirittura dell'assicurazione sulla vita.
Altri casi
Un tale spiacevole e bizzarro equivoco che, attualmente, riguarda una donna spagnola, nel 2015 ha interessato una quarantatreenne italiana di Comacchio (Ferrara): Gaetana Simoni era deceduta per lo Stato da tre anni.
Anche in quel caso si trattò di uno scambio di identità, di omonimia venuto alla luce quando la donna, recatasi dal medico curante, ha ricevuto la notizia della sua morte. Una notizia sconvolgente per lei e la sua famiglia che intraprende una battaglia legale, per scoprire, infine, che si è trattato di una confusione di numeri nella data di nascita.