Il voto degli italiani all’estero sarebbe turbato da pesanti brogli? “Io sono una persona che in occasione delle elezioni politiche del 2013 ho aiutato un candidato che si era presentato all’estero qui in Germania a farsi eleggere al parlamento. Io per l’onorevole Mario Caruso ho rubato e ho comprato plichi per le votazioni del 2013”. Così si presenta, col volto travisato e la voce modificata, la persona che, di fronte all’inviato de Le Iene, Filippo Roma, sostiene di aver comprato e rubato plichi elettorali per conto dell’onorevole Mario Caruso.

L’onorevole eletto in Germania è già balzato agli onori delle cronache nei giorni scorsi per lo scandalo cosiddetto ‘parentopoli in parlamento’, dal quale era emerso che alcuni assistenti parlamentari verrebbero pagati in nero, oppure nemmeno pagati, mentre lui avrebbe assunto il figlio dell’amico sottosegretario Domenico Rossi per, parole sue, “fare una cortesia al papà”, senza che il giovane Fabrizio si presenti mai al suo posto di lavoro.

Come funziona il voto degli italiani all’estero?

Filippo Roma de Le Iene spiega il funzionamento del voto degli italiani all’estero, i quali dovrebbero ricevere a casa un plico contenente la scheda elettorale, da compilare, firmare e rimandare al consolato italiano competente che poi si occuperà di inviare le schede votate in Italia, nel centro della Protezione Civile di Castelnuovo di Porto, vicino Roma.

Peccato che, in innumerevoli casi, come verificato dalle stesse Iene che si sono recate in Germania (il video completo lo potete trovare all’indirizzo https://www.iene.mediaset.it/video/brogli-alle-elezioni-confessioni-shock_12639.shtml), gli elettori di cittadinanza italiana non ricevano proprio nulla a casa perché, questa la rivelazione della ‘gola profonda’, i plichi elettorali verrebbero rubati e sottratti illegalmente. Molto diffusa anche la pratica di pagare una cifra compresa tra i 5 e i 10 euro per farsi consegnare direttamente dall’elettore il plico eventualmente ricevuto.

Il racconto che, se confermato, inchioda Mario Caruso

Il racconto del super testimone de Le Iene è dettagliato, fatto da qualcuno che sembra conoscere bene il meccanismo truffaldino.

“Io ero un cacciatore di plichi. Quello che voleva l’onorevole erano tre cose: raccogliere plichi, trovare plichi, comprare plichi e se c’era il bisogno rubarli. Io andavo in giro dai miei amici che hanno i bar e altre attività a Colonia”, loro contattavano altri membri della comunità italiana e poi “io andavo a raccoglierli”. Qualcuno lo faceva “sotto forma di piacere, altri invece hanno voluto i soldi” che mi venivano dati “da un assistente dell’onorevole Mario Caruso che si trova qui a Colonia”. La ‘gola profonda’ racconta anche di aver conosciuto un postino italiano e di averlo convinto a consegnare a lui i plichi invece di imbucarli nelle cassette della posta dei nostri connazionali, in cambio di un “regalo di 4-500 euro”.

Soldi mai arrivati nelle sue tasche, così come i 5.000 euro promessi da Caruso al ‘cacciatore di plichi’, motivo che avrebbe spinto quest’ultimo a vendicarsi contattando Le Iene.

Altri particolari sui presunti brogli

Il sistema non viene scoperto perché nella maggior parte dei casi, prosegue il racconto, chi non riceve il plico con la scheda elettorale non si preoccupa di richiederlo al consolato perché chi lavora e vive all’estero, sostiene la fonte, “se ne frega”. Chi invece ne ha richiesta una copia ha potuto tranquillamente votare perché, come dimostra Roma, lo spoglio delle schede nella sede di Castelnuovo di Porto non rispetta i termini di legge che impongono di verificare la corrispondenza tra la scheda inviata e un codice numerico (unico per ogni elettore).

“Chi se ne frega, basta che se portamo a casa ‘sti 100 euro”, rispondono degli improvvisati scrutatori alle Iene. Inoltre, la fonte anonima racconta di aver messo insieme tre enormi sacchi neri dell’immondizia pieni di plichi (circa 6-7mila) che avrebbe consegnato personalmente a Mario Caruso il quale “aveva una squadra che aveva il compito di aprire le buste, votarlo, firmarlo, chiudere le buste e rispedirlo al consolato”.