Dramma in Giappone, dove una giornalista di appena 31 anni è morta a causa del troppo lavoro. La giovane si chiamava Miwa Sado e lavorava per la testata giornalistica NHK. L'azienda, in passato, era stata avvertita del fatto che la Sado restasse troppe ore occupata nel suo lavoro. L'allarme degli ispettori non è stato però sufficiente a salvare la vita della ragazza, deceduta come tante altre persone residenti in Giappone, dove la morte per "karoshi" - letteralmente "decesso per troppo lavoro" - viene concepita dalla popolazione come se fosse normale.
Una concezione del lavoro piuttosto lontana dalla cultura occidentale, non soltanto italiana.
159 ore di straordinario in un mese
Se si vanno a leggere i dettagli della morte della giornalista giapponese ci si rende conto di cosa significhi realmente "karoshi" per un lavoratore del Paese nipponico. In trenta giorni, Miwa Sado aveva accumulato qualcosa come 159 ore di straordinario, una media di 5 ore in più di lavoro al giorno. Supponiamo il caso che la reporter lavorasse normalmente 8 ore. Con gli straordinari registrati, in un mese consecutivo ha sempre lavorato 13 ore. Troppo lavoro che le è stato fatale, con la notizia del decesso riportato nelle ultime ore.
La giornalista è morta per crepacuore.
Secondo i medici e gli ispettori che avevano denunciato il caso della giovane donna, la morte è da ricollegarsi alle ore di lavoro eseguite dalla giovane. La testata NHK, che fra le varie sedi ne ha una a Tokyo, dove la Sado lavorava, ha ammesso di essere a conoscenza del caso, sottolineando come stia cercando di migliorare gli aspetti negativi evidenziati all'interno dell'azienda.
E intanto, in Giappone si continua a morire. Una percentuale sempre maggiore di lavoratori perde la vita a causa della mole significativa di lavoro a cui vengono sottoposti..
Il governo vuole porre un freno al karoshi
L'ultimo caso che ha visto morire una giornalista di 31 anni ha riproposto di fronte agli occhi del governo l'assoluta necessità di porre un freno alla piaga del "karoshi", che miete ogni anno migliaia di vittima.
L'ultima idea studiata in Giappone è di inserire un tetto massimo di ore di straordinario per il lavoratore. Qualora l'azienda non dovesse rispettarlo verrebbe multata. Basterà per porre rimedio a quella che ormai viene percepita come una "condanna sociale", che soltanto negli ultimi 18 mesi ha causato più di 2.000 suicidi, in aggiunta ai morti per infarto e insufficienza respiratoria, come la giornalista che lavorava a Tokyo?