Lampedusa, 3 ottobre 2013/3 ottobre 2017: anniversario triste, giornata della memoria di una strage silenziosa, che non è servita ad evitare la stessa sorte ad altri migliaia di migranti che continuano ogni giorno a morire nel nostro Mediterraneo, con la speranza di trovare un posto migliore, un posto in cui ricominciare lontano dagli orrori.

Quattro anni fa, dalla Libia partì un barcone con circa cinquecento migranti, nei pressi delle coste italiane, per farsi notare, qualcuno appiccò il fuoco a una coperta, l'incendio divampò velocemente, il panico si diffuse tra le persone, il barcone si ribaltò...

il resto è cronaca; quasi quattrocento morti tra cui donne e bambini, in maggioranza eritrei e somali.

Ieri a Lampedusa, il presidente del Senato, Grasso e la ministra della Pubblica Istruzione, Fedeli, hanno ricordato, con la "Marcia per la Giornata nazionale per la memoria delle vittime dell'immigrazione" fino alla Porta d'Europa, quel giorno tragico, divenuto poi simbolo della memoria per tutti coloro che partono dalle loro terre per sfuggire a morte e terrore, e spesso, trovano soltanto altra disperazione o una fine inumana.

Il Workshop dal titolo "L'Europa inizia a Lampedusa" ha visto, poi, il confronto tra giovani, italiani ed europei, con superstiti di quella strage e migranti, per confrontarsi sulle motivazioni che spingono queste persone a rischiare la propria vita e sulle possibili soluzioni al problema dell'immigrazione.

Sentite le parole del Presidente Grasso, che, citando l'articolo 10 della nostra Costituzione, ribadisce il diritto d'asilo per gli stranieri che, nei loro paesi, non possono esercitare le libertà democratiche, diritto d'asilo non solo per chi scappa dalla guerra ma anche dalla fame e miseria. Secondo l'UNHCR, l'agenzia Onu per i rifugiati, sarebbero circa 15.696 i morti nel Mediterraneo da quel 3 ottobre 2013, numeri agghiaccianti, ferite che in giornate come questa rivivono, con la rabbia che nulla, in fondo, sia cambiato.

Proprio oggi sono circa 140 gli immigrati sbarcati in Sicilia, un'altra nave con circa ottocento migranti e tre cadaveri sarebbe attesa al porto di Pozzallo; ancora migliaia di vite disperse in mare, ancora orfani o genitori senza più figli, uomini e donne lasciati al proprio destino per i quali vanno bene ghirlande e manifestazioni, ma per i quali l'Europa e ognuno di noi dovrebbe fare molto di più e che invece restano morti "silenziose".