Oggi, giovedì 19 ottobre, il contagio di hiv sarà il reato contestato per la prima volta in Italia in una corte di tribunale. La pm Elena Neri che formulerà l'accusa contro Valentino Talluto chiederà l'ergastolo e due anni di isolamento. Al 33enne di Anzio viene contestato il contagio di più di 30 partner con il virus contratto nel 2006; tale reato è tale perché l'accusa ha provato il dolo da parte di Talluto, il quale ha continuato ad avere rapporti fino al 2015, senza preoccuparsi di mettere il partner a conoscenza del suo stato.
Reato di epidemia dolosa
Il reato contestato a Talluto è quanto mai grave. A suo carico l'accusa di contagio doloso e lesioni gravissime. L'intenzionalità del contagio è provata dal fatto che ha tenuto le sue partner all'oscuro della sua malattia e, anzi, ha negato di averla contratta. Ha testimoniato il falso, contro l'evidenza. Negando una realtà che è innegabile: ossia, i 57 casi di contagi, diretti e indiretti. In un perseverare di azioni che sicuramente è diabolico e forse frutto di una mente disturbata, ma che, di fatto, può provocare potenzialmente la morte. Di qui, la richiesta dell'accusa del massimo della pena.
L'Aids, un tabù in Italia
L'AIDS resta un male insanabile in Italia. Ma non tanto per le cure che, di fatto, ancora non sono efficaci contro il virus.
Quanto, piuttosto, per una mentalità, tutta italiana, ancora non pronta ad affrontare il tema apertamente. Non se ne parla e quando lo si fa, è in circostanze occasionali e in ambienti protetti. Per lo più, rimane un senso di vergogna nei soggetti che hanno contratto il virus. La realtà, per quanto sottaciuta e lontana dai mezzi di informazione, parla invece di 90.000 Italiani che convivono con l'Hiv.
Ma sono tanti anche quanti, pur avendo contratto la malattia, non ne sono a conoscenza. Senza contare, poi, il fatto che più della metà delle diagnosi avviene molto dopo l'infezione. Quando ormai è troppo tardi per riparare al danno del sistema immunitario e il virus è a uno stadio ormai avanzato.
Sentenza al 'mostro' di Anzio
Se è vero che l'Aids è frutto di ignoranza e disinformazione, il fatto che sia una realtà oggettivamente molto presente in un Paese tra i più evoluti, come l'Italia, deve far riflettere. Di sicuro non si debella una malattia, ignorandola, giudicandola, o dando informazioni false, o incomplete. Una cosa è certa, però. Il prossimo 25 ottobre la corte di Roma emetterà la sentenza nei confronti di quello che è stato anche chiamato 'mostro' e le sue azioni non provano il contrario. Il processo sarà a porte aperte: il grande interesse per il tema lo richiede.