Lo scandalo sugli abusi sessuali di Weistein non si placa. Dopo le denuncie di asia argento e di molte altre attrici, la posizione del potente produttore di Hollywood si rende sempre più delicata. Sul Financial Times di oggi è stata pubblicata una intervista a Zelda Perkins, segretaria della Miramax negli anni ’90, che apre un ulteriore squarcio sulla realtà di abusi che avrebbe visto Weinstein protagonista.
Zelda racconta di essersi recata, in un piovoso giorno di ottobre di diciannove fa, insieme ad una collega presso gli uffici londinesi di un famoso ufficio legale.
Le due donne volevano una consulenza legale per denunciare le molestie e gli abusi sessuali subite. Le due segretarie furono consigliate di citare il produttore americano per danni e, dopo una contrattazione tra i loro avvocati e i rappresentati di Weinstein, furono loro offerti 250.000 dollari per il loro silenzio. E per quasi vent’anni, entrambe non hanno mai parlato della loro esperienza.
La storia della Perkins assomiglia drammaticamente a quella delle molte coraggiose donne che hanno già denunciato il produttore americano. E, soprattutto, aiuta a contestualizzare la pressione psicologica in cui hanno vissuto le donne che avrebbero subito delle molestie da parte di Weinstein.
Chi siamo per giudicare?
Chi giudica Asia Argento per aver aspettato vent’anni a denunciare la violenza sessuale, non si rende conto che non esiste soltanto la coercizione fisica ma anche quella psicologica. Il fatto che le attrici coinvolte nelle scandalo Weinstein siano bellissime, famose e ricche non può cancellare la fragilità di chiunque venga sottoposto a una qualsiasi forma di violenza.
La paura di essere ostracizzate o di non essere credute sono dei blocchi mentali che si cementificano nelle menti di chi patisce una violenza così intima come quella sessuale.
L’intervista alla Perkins descrive infatti il muro di omertà che trovò quando cercò aiuto per denunciare le molestie che avrebbe patito. Nei documenti che la segretaria ha mostrato ai giornalisti del Financial Times, si leggono delle clausole legali che promettano la distruzione della carriera e della vita privata della donna se avesse denunciato Weinstein.
Ogni colpevole è innocente fino a prova contraria. E Weinstein è innocente finché non verrà condannato da un tribunale. Ma ciò non cancella che bisogna rispettare ogni persona che trovi la forza di denunciare una violenza. Non si possono giudicare le tempistiche con cui una vittima accusa il proprio carnefice. Come si può criticare dall’esterno il dramma personale di chi ha subito un sopruso sessuale?