Sono state rese pubbliche oggi le motivazioni con cui #Massimo Bossetti è stato condannato in appello all'ergastolo per l'omicidio di #Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate di Sopra, provincia di Bergamo, trovata morta il 26 febbraio del 2011, in un campo a pochi km da casa.

La sentenza d'appello

Secondo quanto riportato negli atti "non sono stati violati i principi del contraddittorio e delle ragioni difensive". Il #Dna rinvenuto sul corpo della ragazzina è la prova madre su cui verte quasi tutta l'ipotesi accusatoria. Per questo la difesa di Bossetti ha sempre richiesto a gran voce di ripetere l'esame del Dna proprio per fugare ogni dubbio.

La sua difesa, infatti, non aveva potuto assistere agli esami e quindi verificarne l'esatta procedura. Ma la ripetizione di questi esami, sempre secondo ciò che riportano le 400 pagine di motivazioni rese note oggi da giudici, non può essere effettuata perché: "non vi sono più campioni di materiale genetico in misura idonea a consentire nuove amplificazioni e tipizzazioni" e quindi la cosa porterebbe solo ad un mero controllo dell'operato dei Ris.

I dubbi e le perplessità

Ma non tutti sono disposti ad accettare questa sentenza. Come abbiamo già visto, non più tardi del 7 ottobre è stata indetta in piazza a Bergamo una manifestazione chiamata 100 passi per Bossetti. Manifestazione che ha visto partecipare con entusiasmo e grinta anche l'avvocato difensore Claudio Salvagni.

Questo raduno non è stato organizzato da innocentisti pro Bossetti ma da persone contro il processo indiziario che credono che vi siano stati dei pesanti errori nelle indagini che hanno portato all'ergastolo una persona che non ha potuto difendersi completamente.

Il tutto arrivando quasi a violare l'articolo 111, che è quello sul diritto di difesa.

Le molte perplessità che leggiamo nei social nei vari gruppi che appoggiano Bossetti contro ogni tipo di processo indiziario, riguardano soprattutto questa incongruenza. Lo stesso Avvocato Salvagni riporta sulla sua pagina Facebook parte della testimonianza rilasciata in aula da Casari, colui che prese in carico tutti i Dna.

Casari dice in aula: "...li abbiamo ancora tutti, non abbiamo finito nessuna aliquota. Quindi tutto ciò che non abbiamo usato negli stessi tubi c'è ancora materiale per ulteriori indagini, volendo...."

Sarebbe quindi possibile, secondo quanto riportato, eseguire un'altro test.

L'interesse per questo processo oramai non è più legato solo alla tragica morte di Yara, cui tutti portano il massimo rispetto e compassione, difesa di Bossetti inclusa, ma ai diritti di una persona di essere difesa senza lasciare ombre e dubbi. Perché è meglio un colpevole fuori, che un innocente condannato al carcere a vita. Per aggiornamenti su questa ed altre notizie di cronaca, segui il canale #cronacanera.