Crisi nel mondo del lavoro? Alcuni hanno pensato bene di risolverla a modo loro scavalcando la burocrazia. Avranno pensato "in fondo cos'è un diploma se non un pezzo di carta?". La procura della Repubblica di Cosenza, al termine di un'indagine denominata Minerva, condotta dai Carabinieri del comando compagnia di Cosenza, ha stabilito di procedere nei confronti di 33 insegnanti.

Le accuse sono falsità ideologica commessa dal privato e falsità materiale in atto pubblico

Dal 2016 i Carabinieri hanno indagato su tutto il territorio nazionale per accertare gli illeciti.

Il sistema era quello di falsificare diplomi che consentissero di essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento e in quelle d'istituto per le scuole primarie e d'infanzia. Questi pseudo-insegnanti, tra le altre cose, avrebbero non solo falsificato le certificazioni, scavalcando chi nel frattempo spendeva tempo e denaro per procurarsele onestamente, ma nella loro farraginosa contraffazione avrebbero usato documenti di istituti che, nel frattempo, avevano chiuso i battenti. Hanno perciò esibito un diploma con data successiva alla chiusura dell'istituto che doveva rilasciarlo e con questi e altri titoli originali 'photoshoppati' ad arte si sono presentati per insegnare ai nostri figli.

Al momento in cui si scrive sembra che i titoli contraffatti siano 13 di istituto magistrale e 22 di specializzazione per l'insegnamento di sostegno.

Nei confronti dei sospettati sono stati presi provvedimenti di sospensione dalle scuole, ma presto si potrebbero concretizzare accuse significative e anche gli stessi genitori potrebbero decidere di mobilitarsi nei confronti di chi ha esercitato un ruolo ufficiale, prendendosi cura della cultura e della psiche dei loro figli, senza averne titolo.

Gli indagati, ad oggi, sono tutti della provincia di Cosenza, anche se operano sull'intero territorio nazionale. Le indagini non sono che all'inizio, e pare che il vaso di Pandora appena aperto contenga ancora abbastanza da sollevare grandi interrogativi, su quale educazione possano ricevere i nostri figli e da chi questa venga impartita.

Il reato commesso da queste persone non è solo quello sancito a norma di codice

Se è vero, come Piero Angela disse una volta, che "l’insegnante è la persona alla quale un genitore affida la cosa più preziosa che possiede suo figlio: il cervello. Glielo affida perché lo trasformi in un oggetto pensante. Ma l’insegnante è anche la persona alla quale lo Stato affida la sua cosa più preziosa: la collettività dei cervelli, perché diventino il Paese di domani", i reati commessi vanno ben oltre la mera falsificazione di documenti, ma si spingono nella sfera intima e delicata della crescita intellettuale e spirituale di un bambino.