Altri guai in vista per Edgar Bianchi, noto alle cronache come il "maniaco dell'ascensore", ovvero l'uomo che negli scorsi anni ha terrorizzato le donne genovesi. Il pm milanese Gianluca Prisco ha chiesto per lui il processo con rito immediato per ciò che è avvenuto lo scorso 27 settembre nel capoluogo lombardo.

Edgar Bianchi, barman genovese di 40 anni, ha già scontato circa 8 anni di carcere (dei 12 previsti dalla condanna) per aver perpetrato una ventina di violenze sessuali nel capoluogo ligure. Come dicevamo, lo scorso 27 settembre ha abusato di una ragazzina 13enne sul pianerottolo di un palazzo, dove la giovane stava facendo rientro.

È certo che la richiesta di giudizio immediato sarà accolta dal gip Manuela Cannavale. Bianchi però potrebbe sempre appellarsi al giudizio con rito abbreviato, anche in virtù della sua piena confessione del gesto. Ovviamente gli inquirenti stanno anche verificando che Bianchi non sia responsabile di altre violenze commesse nei tre anni successivi alla sua scarcerazione.

Lo stesso Bianchi, reo confesso di violenza ai danni di minori, nega però le accuse mossegli dagli inquirenti meneghini. L'accusa contestata al barista 40enne è quella di violenza sessuale aggravata dal fatto che la vittima ha meno di 14 anni e dalla recidiva reiterata. Subito dopo la violenza, Edgar Bianchi si è costituito in Procura a Milano, dichiarando: "Pensavo di esserne uscito, di essere guarito, avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricascato e voglio essere curato".

I suoi precedenti penali riportano alla memoria i dieci mesi di terrore vissuti dalle donne residenti nel genovese: sono almeno 25 i casi di violenza sessuale di cui Bianchi si è reso protagonista, tre gli innocenti finiti in carcere prima della sua cattura, un unico particolare ricordato da tutte le vittime di violenza sul suo aspetto: la somiglianza con il calciatore Ciro Ferrara.

Bianchi riuscì a lungo a condurre indisturbato la sua doppia vita: di giorno barista di bell'aspetto e di sera maniaco seriale che prendeva di mira bambine e adolescenti. Ma è stata proprio la sua condotta ripetitiva e il modus operandi sempre identico a quello usato dieci anni fa a Genova a permettere la sua identificazione nel caso della violenza perpetrata a Milano.

La dinamica delle violenze era, più o meno, sempre la stessa: prendeva di mira la ragazzina "prescelta" all'uscita da scuola, la seguiva nel suo tragitto verso casa e, quando la ragazzina entrava nel palazzo, si intrufolava alle sue spalle abusandone.

Al tempo del processo genovese una perizia psichiatrica definì Bianchi "affetto da narcisismo istrionico con tendenze sadiche". Uscito dal carcere 3 anni fa dopo aver scontato parte della pena di 12 anni, ha dapprima vissuto a Genova, città in cui è nato e cresciuto e successivamente si è trasferito a Milano. Città nuova, vita nuova? No. Bianchi è presto ritornato sui suoi passi.