Il capo dei capi non c'è più. Si è spento questa notte alle 3:37, all'età di 87 anni, Salvatore Riina, detto Totò, ricoverato nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma, dove giaceva in coma da diversi giorni in seguito a due interventi chirurgici.
Solo ieri il ministro della Giustizia Orlando aveva concesso un permesso speciale ai parenti del capo di Cosa Nostra, da 24 anni detenuto al regime di 41 bis, dove scontava diversi ergastoli. Ma i familiari non hanno fatto in tempo a vederlo vivo per l'ultima volta, benché Riina fosse in coma ormai da 5 giorni.
Riina era detenuto dal 15 gennaio 1993, giorno della sua cattura dopo 24 anni passati in latitanza. Il boss scontava 26 ergastoli per decine di omicidi e diverse stragi, tra cui quella di viale Lazio, gli attentati a Falcone e Borsellino nel 1992, e quelli del 1993 nel Continente. Nonostante l'età e la malattia, che da tempo aveva costretto i suoi legali a richiedere almeno la revoca della detenzione in regime di carcere duro e il trasferimento nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma, i magistrati consideravano ancora Riina il capo di Cosa Nostra.
Il boss non ha mai mostrato segni di pentimento per le sue azioni e le scelte compiute dai vertici della cupola, infatti solo tre anni fa venne intercettato in una conversazione con un altro detenuto, mentre si vantava dell'omicidio del giudice Falcone e minacciava di morte i magistrati che seguivano il processo che lo vedeva imputato per la trattativa Stato-Mafia.
Questa mattina, alla notizia della morte del mafioso, la sorella del giudice Falcone, Maria Falcone, dichiarava alla stampa di non gioire per questa morte, ma di non poter perdonare un uomo che non ha mai mostrato nessun segno di redenzione per gli omicidi e le stragi che ha ordinato. Per Salvatore Borsellino invece afferma che con la morte del boss di Cosa Nostra è scomparsa un'altra cassaforte di verità.
La chiesa, attraverso la Conferenza Episcopale Italiana, parla per mezzo del portavoce don Ivan Maffeis, dichiarando impensabile un funerale pubblico, ricordando l'azione di scomunica che il papa diverse volte ha lanciato per persone come Totò Riina.
Per Rita Dalla Chiesa, figlia di una delle vittime delle stragi di Riina, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la morte di Riina non è in nessun modo consolatoria.
Secondo la figlia del generale, morire a 87 anni non gli ha impedito di continuare ad ordinare stragi e omicidi, mentre gli uomini che ha condannato a morte, servitori dello Stato e non, non hanno potuto proseguire la loro di vita.