L'esperanto, detto anche la "lingua della speranza", è una tra le più diffuse lingue ausiliarie internazionali (LAI), ovvero fa parte di quelle lingue create ad hoc per agevolare la comunicazione tra persone di diverse nazioni. Interamente elaborato e sviluppato a partire dal 1872 da un'oculista polacco di origini ebree, il Dott. Ludwik zamenhof, l'esperanto è un linguaggio prodotto artificialmente, in quanto frutto di un progetto linguistico, e non sviluppatosi naturalmente attraverso una propria evoluzione storica e morfologica. Esso nasce dall'insieme di molteplici idiomi, e in particolare dall'unione delle lingue già esistenti di origine latina, germanica e slava, ma si avvale anche di regole grammaticali e di un lessico presi in prestito al giapponese e al greco.

Le sue regole sono riportate nell' "Unua Libro", pubblicato in russo nel 1887, dove il Dott. Zamenhof traccia le linee guida della grammatica adottata ancora oggi dagli esperantisti di tutto il mondo.

Una lingua alternativa e universale

E' una lingua che viene descritta come estremamente semplice ma espressiva ed efficace, di facile apprendimento per tutti. Il suo obbiettivo è quello di fornire un sistema di comunicazione alternativo valido per tutti gli esseri umani, una sorta di lingua universale secondaria che non sia legata imprescindibilmente a un popolo o a una cultura, ma che rappresenti la totalità della razza umana. Di conseguenza, il suo scopo non si riduce alla semplice comunicazione, si configura piuttosto come strumento per diffondere e preservare l'unità e la pace tra i popoli.

Metaforicamente parlando, è un tentativo di ritornare all'epoca precedente alla Torre di Babele, quando tutti gli uomini parlavano il medesimo idioma e regnava l'armonia sulla Terra. Un desiderio di pace e solidarietà che il Dott. Zamenhof alimentò e perseguì per tutta la sua esistenza, in un contesto storico, a cavallo tra l'ottocento e il novecento, dove le sue origini ebree risultavano discriminanti e dove il sentimento di identità nazionale in Europa stava prendendo una piega via via sempre più preoccupante.

L'idea visionaria e utopistica del Dott. Zamenhof di far dell'esperanto una lingua universale dell'umanità non si realizzerà mai, probabilmente. Morì nel 1917, in un'epoca caratterizzata dall'infuriare delle guerre e dal nazionalismo, che vanificarono tutte le sue aspettative.

L'esperantismo oggi

Tuttavia, attualmente nel mondo si contano circa due milioni di esperantisti, le cui comunità hanno dato vita a un vero e proprio movimento, che si autodefinisce del tutto apolitico, ma che difende valori e principi fondamentali basati sul pacifismo, l'unità tra i popoli e il concetto di "democrazia linguistica".

La comunità esperantista è rappresentata da una bandiera di colore verde speranza, con una stella a cinque punte nell'angolo in alto a sinistra, che simboleggia l'unione dei cinque continenti. Recentemente l'UNESCO ha dedicato l'anno 2017 al Dottor Zamenhof, e l'Ambasciata Polacca a Roma, in collaborazione con la Federazione Esperantista Italiana, ha organizzato una mostra a lui dedicata, aperta fino al 29 novembre presso la Biblioteca della Camera dei Deputati, per celebrare l'ideale visionario di questo linguista geniale. La stessa Federazione Esperantista Italiana ha da poco ricevuto la menzione speciale al Premio Diritti Umani 2017, ed è stata riconosciuta come promotrice di iniziative di solidarietà volte all' integrazione tra etnie. Per citare le parole dello stesso Dottore, che sono ancora oggi di grande attualità: "Rompu rompu la murojn inter la popoloj!", "Rompete, rompete i muri tra i popoli!".