molestie sessuali: lo scandalo ha inizio a metà ottobre 2017. Un terremoto di proporzioni mastodontiche sconquassa la gloriosa Hollywood, città americana arcinota in ambito di star e di produzione cinematografica. Il produttore Harvey Weinstein, cofondatore dell’etichetta "Miramax", viene accusato di molestie sessuali proprio dalle attrici che avevano lavorato per lui. Per poter recitare - sostengono - era necessario uno scambio di favori sessuali con lo stesso magnate.

Tra le accusatrici, oltre a nomi ben conosciuti, compare anche quello dell'italiana Asia Argento, figlia d'arte che contribuisce a lanciare l'hashtag' #Metoo (#Ancheio), nella speranza di sensibilizzare altre donne vittime di abusi, e di convincerle a denunciare.

Da qui lo scandalo si allarga a macchia d'olio e dilaga anche in altre nazioni (Italia compresa): vengono accusati diversi personaggi più o meno di spicco, facendo traballare le certezze dell'intero mondo dello spettacolo.

Decidere se tali accuse siano o meno fondate spetta, indubbiamente, ad organi ben più competenti. Tuttavia, ciò che - ahinoi - passa spesso e volentieri inosservato è: che cosa comporta per gli accusati (e nello specifico per coloro che sono innocenti) finire in una vera e propria gogna mediatica? Al di là dei vari insulti e giudizi sommari, schieramenti a favore o contro, cosa accade nelle loro menti?

A confronto con l'io: il ruolo del senso di colpa

La psicologia definisce il senso di colpa come "il sentimento spiacevole che deriva dalla convinzione, anche ingiustificata, di aver danneggiato qualcuno".

Mettersi a confronto con se stessi, darsi dei giudizi morali, vedere la meccanica della propria mente vacillare, sono conseguenze inevitabili quando - proprio malgrado - si viene travolti da accuse profondamente ingiuriose. Le persone che sono vicine all'accusato - anche nel caso in cui questa persona venga giudicata innocente - saranno portate a disprezzarlo, a sospettare di lui (e anche dei suoi collaboratori) e, in alcuni casi, ad alzare una vera e propria barriera emotiva con la convinzione, spesso non del tutto fondata, di isolarlo.

La distruzione di una carriera è l'effetto meno devastante se pensiamo che, in alcuni degli scenari appena descritti, si va incontro a veri e propri stadi di isolamento sociale, depressione e, in ultimo, tendenze ad autolesionismo ed autodistruzione.

Colpevole di non avere colpe: stare male perché innocenti

La psicologia (e non solo) è portata a chiedersi: perché un innocente dovrebbe soffrire per crimini che non ha commesso? Oltre al fatto che, come detto, spesso e volentieri ciò non dipenda direttamente da lui, esiste anche una spiegazione legata al singolo individuo. La vittima arriverà, infatti, spesso e volentieri, a provare "colpa" (sebbene, come detto, innocente) perché in grado di sperimentare a grandi linee, attraverso l’empatia, le sofferenze di chi, invece, delle molestie le ha subite veramente.

Proprio grazie all'empatia, prerogativa esclusivamente umana (sebbene di recente questa valutazione si stia sempre più aprendo a nuovi studi), l'accusato si sentirà moralmente responsabile, oltre che scoraggiato e senza più fiducia in se stesso, perché paragonato a dei veri e propri "mostri".