Il bullismo è il tema principale del video che in questi giorni è diventato virale; video in cui un bambino americano, Keaton Jones, chiede il motivo per cui è diventato vittima di alcuni ragazzini che a scuola lo prendono in giro per il suo aspetto e praticano azioni che degradano la persona in sé. In particolare il bambino afferma che viene preso in giro per il suo naso e perché non ha amici. Questo caso è solo uno delle tante storie che si sentono su bambini bullizzati e il primo pensiero che sorge in tutti è come sia possibile che i bambini non siano in grado di difendersi, come mai esistano bambini o ragazzi che siano in grado di fare del male ad altri bambini, come mai esista tanta omertà tra i pari.

Cause e conseguenze psicologiche del bullismo

Il bullismo è più di un semplice comportamento prevaricante nei confronti di altri bambini e ha varie componenti, vari attori e varie conseguenze. In particolare, diversi studi dimostrano che il bullismo ha come causa principale la possibilità di accrescere il proprio potere e l’accettazione sociale nel gruppo dei pari, perché viene considerato un bambino forte e autoritario. In realtà, molto spesso, dietro a tali comportamenti si nasconde una sofferenza psicologica che rende il bullo una vittima delle circostanze della vita a cui è costretto sottostare. Vi sono diversi legami con la diagnosi di disturbo dell’apprendimento, per cui la frustrazione vissuta nell’incapacità di essere al livello dei suoi compagni di scuola viene sfogata su qualcuno di più debole, o ancora, un’incapacità nella gestione delle emozioni, per cui le emozioni, sia negative che positive, vengono mal comprese e riversate in modo negative sulle altre persone.

Spesso, invece, la causa può essere ritrovata in esperienze di violenza che il bambino, definito “bullo”, vive nella vita quotidiana: se una figura di riferimento, supponiamo un genitore, tratta il bambino con violenza e aggressività, il bambino, per identificazione, attuerà la stessa modalità di relazione con i suoi pari, replicando in particolare la relazione di supremazia nei confronti di uno più debole, cosi come ha sempre vissuto lui.

A livello sociale il bullismo viene condannato, ma spesso sono le regole sociali di appartenenza a una cultura che promuovono comportamenti di questo tipo: la concorrenza sleale, le critiche non costruttive, la supremazia del più forte.

Il bambino con comportamenti bulli, può essere visto come un bambino con una grande insicurezza, con una grande incapacità di gestire ed esternare le proprie emozioni, è un bambino che ha bisogno di un aiuto, molto spesso un aiuto che si concentri sulla tematica affettiva ed emotiva.

Il bambino ha una bassissima autostima ed esercitando il suo potere può dimostrare di essere un bambino forte, rispettabile; gli studi dimostrano che questi comportamenti aumentano l’accettazione sociale, aumentano le relazioni di amicizia con altri bambini che appoggiano questi atteggiamenti, più per paura e per fare gruppo che per una reale predisposizione a mettere realmente in atto comportamenti violenti. Acquista maggiore sicurezza agli occhi degli altri, ma dietro si cela un’insicurezza e una sofferenza di fondo.

A tutto questo si associa la presenza di coloro che vengono definiti, in psicologia, gli spettatori, che in modo consapevole (partecipano alle azioni violente, ridono e criticano il bullizzato) o in modo inconsapevole (semplicemente non denunciando le situazioni di violenza a cui assistono) appoggiano il bullo e le sue azioni, che rendono il fenomeno così subdolo e facilmente minimazzato, proprio perché il bullismo agisce a livello sottile, con una cattiveria non palpabile e realmente osservabile se non si vive in prima persona questo tipo di esperienza.

La vittima: caratteristiche psicologiche

A fare le spese della sofferenza psicologica del bullo è spesso un altro bambino che ha come unica colpa quella di essere percepito, nel gruppo d’appartenenza, come uno debole e diverso. Spesso la vittima presenta un carattere remissivo, silenzioso e timido, un bambino incapace di difendersi e di denunciare per paura di subire ulteriori angherie. Spesso si sottomette volontariamente alle pretese del bullo, fare i compiti per lui o non rispondere alle offese, perché per lui risulta più semplice adattarsi che andare contro il bullo. Perché? Bisogna tenere in considerazione che il bullo non è mai da solo, ha l’appoggio del gruppo, viene giustificato il suo maltrattamento nei confronti della vittima perchè viene considerata troppo “debole” per far parte del gruppo insieme a tutti gli altri, invece la vittima è sola, ha una scarsa fiducia in sé e poiché si autopercepisce incapace di far fronte alle cattiverie di un gruppo numeroso evita anche solo di provarci.

Viene considerato diverso e sbagliato, degno di essere punito perché non rispecchia le regole e le aspettative del gruppo di appartenenza. Ha paura di stare solo, di subire, di non riuscire a uscirne e il bullo ha una capacità empatica tale per cui riesce a distorcere e volgere a proprio favore queste debolezze per creare un “suddito” fidato.

Il bullismo è un fenomeno molto complesso, in cui non esiste solo una vittima, colui che subisce, ma più vittime, che possono essere riconosciute negli spettatori e nei bulli stessi. Proprio per questo motivo, il bullismo può essere visto come una richiesta d’aiuto e d’intervento a cui gli adulti devono approcciarsi con un comportamento autorevole, ma comprensivo.