Bader bin Abdullah è il nome dell'acquirente misterioso che, durante l'ultima celebre asta da Christie's, aveva fatto sua un'opera d'arte inestimabile. Il Salvator Mundi, opera leonardesca - secondo il parere dei più eminenti studiosi - riscoperta solo di recente. Del 2011 è stata infatti la sua prima pubblicazione in una galleria d'arte, così come la scoperta sensazionale: l'opera appartiene all'unico e solo Leonardo Da Vinci. Durante il restauro, infatti, si sono notate fin da subito le analogie con opere del calibro dell'ultima cena, in particolare la ricchezza del panneggio, che offre un realismo più unico che raro rispetto alle altre opere del '400.

Le analisi scientifiche sullo stile pittorico, poi, hanno fatto il resto.

Arriviamo così all'ottobre del 2017, e mettiamo come protagonisti della vicenda un'opera che ha centuplicato il proprio valore - è pur sempre un Leonardo, dopotutto - e una delle aste più esclusive dell'intero pianeta, famosa per aver avuto oggetti di vendita del calibro del trono di Tutankhamon o della batteria presente nell'album "Sergeant Peppers Lonely Hearts Club Band" dei Beatles. Aggiungiamo che è la prima volta da più di mezzo secolo che un'opera di Da Vinci è messa all'asta. I soldi e l'istinto - quasi infantile - di voler avere una cosa unica al mondo tutta per sé farà il resto.

E infatti. Dopo più di un'ora di trattazione, il fortunato acquirente - al tempo anonimo - riesce ad accaparrarsi il Salvator Mundi per una cifra mai vista prima nella storia delle aste: 450 milioni di dollari.

Avete letto bene: quasi mezzo miliardo di dollari. Perché tutto si può comprare, ma se vuoi un Leonardo devi sborsare, caro mio. Il passo successivo è stata quindi la preparazione dell'opera per essere trasferita. Destinazione: abu dhabi.

Leonardo d'Arabia

Il compratore, il trentaduenne Bader Bin Abdullah, ha un impreciso legame famigliare con l'attuale principe saudita Bin Salman.

Privo di un mercato specifico, agli occhi di molti appare come un semplice ereditiero indeciso su come sperperare i soldi. Eppure il suo piano ha richiesto un forte dispendio per un obiettivo ben preciso: installare il Salvator Mundi al Louvre di Abu Dhabi.

Chiara rivisitazione del Louvre parigino, l'"Abu Dhabi Louvre" è un edificio che si estende per 8.000 mq lungo l'isola di Saadayat, vicina al centro della città.

Il museo, inaugurato l'11 novembre, avrebbe dovuto avere un costo stimato finale di 600 milioni di dollari. L'amore per l'arte rinascimentale, invece, ha fatto si che un'opera da sola venisse a costare quasi quanto il museo stesso. Tra le altre opere più importanti, le sale del "nuovo Louvre" ospitano vari reperti etruschi, alcuni Van Gogh, due o tre Monet. E ora, un Da Vinci.

In base a diversi documenti pubblicati dal New York Times, le motivazioni politiche interne al palazzo reale avrebbero portato a questa scelta controversa. Bisogna pur tener conto di come un principe saudita abbia fatto pressione, in un momento di forti contrasti tra sciiti e sunniti e tra varie accuse di corruzione tra i maggiori capi di stato, per ottenere quella che già a detta di alcuni è un'opera fortemente anti-islamica.

I più allarmisti, addirittura temono per la "vita" dell'opera, un'iconografia cristiana in un paese che nulla ha a che vedere con la figura di Cristo.

A rigor di logica, però, resta il fatto che molti, tra scettici e islamofobici, non hanno pensato a ciò che più ha maggior importanza: ancora una volta, Leonardo da Vinci non finirà in una collezione privata, magari a prendere polvere davanti agli occhi disinteressati di un qualche imprenditore. Certo, sarebbe potuto succedere; invece Abu Dhabi, la terra araba dei soldi e del petrolio, ha avuto la virtù di installare, davanti agli occhi di tutti, il dipinto di uno tra i geni più visionari della storia. In modo che, per coloro che nel lontano Medio Oriente non abbiano la possibilità di andare a Parigi o a Firenze, tutti possano contemplare, almeno una volta, un Leonardo.

Anche questa, in sé, è una vittoria, giusto?