Quaranta minuti di incessanti e disperati tentativi di rianimarlo, di far ripartire il suo cuoricino. Quaranta minuti di accanimento per cercare di strapparlo alla morte. Ma non c'è stato nulla da fare. E' morto Hamid, il bambino di 5 anni, trovato ieri dai soccorritori a terra in arresto cardiaco, nella cucina dell'abitazione del piccolo comune di Cupramontana, in provincia di Ancona, dove viveva con un altro fratellino, il padre, la madre in attesa del terzo figlio e i nonni. Secondo una prima indagine esterna sul suo corpicino, è stato strozzato a mani nude o soffocato.

Per gli inquirenti è stato il padre, il 24enne macedone Besem Imeri. L'uomo, disoccupato e in cura per problemi psichiatrici, è stato portato in caserma e interrogato tutta la notte dai militari e dalla pm Valentina Bavai. E ora è in stato di fermo per omicidio volontario. Sotto choc la mamma del bambino, è stata portata all'ospedale.

L'accaduto

Erano circa le 18 e 15 di ieri quando dall'appartamento al primo piano di una palazzina di un quartiere residenziale del borgo di Cupramontana, comune in provincia di Ancona, è stata fatta una telefonata al 118. Inizialmente l'operatore ha sentito una voce concitata che parlava in una lingua straniera incomprensibile. Poi, è intervenuto a telefono qualcuno che in italiano ha chiesto un intervento urgente: in casa c'era un bambino che non respirava.

Subito sono giunte sul posto un'auto medica e un'ambulanza della Croce Verde. I sanitari intorno al corpicino del bambino disteso in cucina in arresto cardiaco e con il sangue che usciva dal naso, hanno tentato invano di rianimarlo per più di 40 minuti. La mamma in attesa del terzo figlio, al settimo mese di gravidanza, si è sentita male per il dolore ed è stata ricoverata all'ospedale di Jesi.

Dalla prima ispezione cadaverica compiuta dal medico legale Mauro Pesaresi, risulta che il bambino sia stato soffocato a mani nude.

Indagini

Oggi agli Ospedali Riuniti di Ancona ci sarà l'autopsia sul corpicino del bambino per chiarire le cause della morte e confermare l'ipotesi dello strangolamento. Intanto è stata sequestrata l'auto del padre dove si sospetta che possa essere avvenuto l'omicidio.

Hamid, ancora vivo, sarebbe stato portato in casa da altri parenti che avrebbero dato l'allarme nel vano tentativo di rianimarlo. Sul posto con i carabinieri di Fabriano, il pm di Ancona Valentina Bavai che durante la notte ha interrogato il padre in caserma. Il macedone non ha risposto alle contestazioni che gli sono state mosse, ma per gli inquirenti è emerso un quadro chiaro della sua colpevolezza. Al termine dell'interrogatorio, il giovane padre è stato fermato dal pm con l'accusa di omicidio volontario. In attesa di una eventuale confessione, resta da capire cosa avrebbe potuto far scatenare la furia omicida di Besem Imeri. Di lui si sa che aveva perso il lavoro come saldatore presso la "Cab Plus" 5 mesi fa.

E come lui, anche suo padre, che vive nella stessa abitazione, aveva perso il lavoro.

Comunità sotto choc

Della situazione economica difficile, con una famiglia da mantenere e un terzo figlio in arrivo, la comunità locale, ora sotto choc, era a conoscenza. Ma nessuno poteva immaginare un esito del genere. A cominciare dal sindaco, Luigi Cerioni, sgomento e incredulo per questo nuovo lutto. "C'erano problemi, ma mai avrei pensato a una tragedia simile, su cui prima di dire qualsiasi cosa bisogna aspettare l'esito delle indagini". A Cupramontana ad ottobre, la 19enne di origini ucraine Mariya Iskra era stata trovata morta dopo giorni di ricerche nelle campagne, impiccata a un albero. La famiglia macedone di Hamid, pur vivendo da decenni nel paese, era poco integrata nella vita locale.