Si era fatto notare più volte per gesti eclatanti; azioni di protesta estreme per attirare le attenzioni delle istituzioni sulla sua condizione. Era disoccupato, con gravi problemi economici e psichiatrici, una moglie e due figli. A luglio si era arrampicato sulle impalcature della cupola del Duomo di Firenze, minacciando di gettarsi nel vuoto. Ieri si è consumato il dramma: Rosario Giangrasso, 53 anni, ha ucciso strangolandola la moglie thailandese Dao di 43 anni, vittima sacrificale di una storia di disperazione. Subito dopo aver commesso l'omicidio, l'uomo ha tentato di suicidarsi.

Al momento della tragedia i due figli, Roger e Gioia, di 14 e 16 anni, non erano in casa. Negli ultimi tempi, la situazione si era ulteriormente aggravata perché la moglie voleva separarsi, e l'uomo rischiava un ennesimo sfratto.

"Venite, c'è sangue ovunque"

A dare l'allarme è stata Gioia, la figlia di 16 anni. Era appena rientrata nell'appartamento al pianterreno di un condominio di 4 piani in una zona popolare di Scandicci, alle porte di Firenze, quando ha fatto la sconvolgente scoperta. "Venite c'è sangue dappertutto", avrebbe detto la ragazzina in una drammatica telefonata ai soccorritori. In un primo momento, si era accorta solo della presenza nel letto del padre sanguinante dopo essersi tagliato le vene con un coltello preso dalla cucina.

Solo dopo ha scoperto, in un'altra stanza, il corpo della mamma senza vita: l'uomo l'aveva uccisa strangolandola con fascette da elettricista e poi colpendola con un bastone. Successivamente l'aveva adagiata su un letto e nascosta sotto un piumone. Inizialmente si era erroneamente creduto che la donna fosse stata uccisa a coltellate.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il personale del 118 che ha provveduto a trasportare Giangrasso in ospedale. L'omicida non è in pericolo di vita ed è piantonato dai carabinieri. In casa, il disoccupato aveva lasciato un biglietto in cui accusava chi non l'aveva aiutato - persone e istituzioni locali - ringraziando invece un parroco che gli aveva dato supporto.

Azioni estreme

Origini siciliane, Giangrasso a 15 anni aveva iniziato a lavorare in fonderia in Germania, seguendo la famiglia in cerca di fortuna. Rientrato in Italia negli anni '70, si era adattato a fare un po' di tutto. Era conosciuto a Scandicci e, secondo Sandro Fallani, sindaco della località, "seguito con grande attenzione dai servizi sociali". L'omicida temeva di essere di nuovo sfrattato dalla casa dove da un paio di anni era in affitto a prezzo agevolato. Inoltre stava attraversando una fase di crisi con la moglie, chiamata da tutti Stella, dovuta all'aggravarsi della sua situazione psichica, tra scoppi incontrollati di rabbia e segni di squilibrio mentale. Inoltre Stella aveva perso da poco l'unico lavoro su cui poteva contare la famiglia.

Il disoccupato si era reso più volte protagonista di gesti estremi. L'ultimo, il 2 luglio scorso, quando si era arrampicato sulle impalcature della cupola del Duomo di Firenze, minacciando di suicidarsi. Appena il sindaco Fallani gli aveva garantito un incontro, l'ex muratore e giardiniere era sceso spontaneamente. Ma già nel 2012, dopo aver perso il lavoro, si era arrampicato su una gru a Scandicci alta 50 metri. Nel 2013, invece, aveva scalato un traliccio.

In un post su Facebook aveva scritto: "Il confine tra la vita e la morte, cosa mi tocca fare per non farmi portare via moglie e figlioli dai servizi sociali". Quindi aveva inscenato la protesta contro i servizi sociali, temendo che gli togliessero i figli.

Infine aveva affisso un cartello nei pressi dell'ospedale di Torregalli, annunciando di voler vendere un rene. Il caso era rimbalzato all'attenzione dei media, e Giangrasso era stato anche ospite di alcuni programmi televisivi. Infine il buio.