"Sensuability": è questo il nome del progetto di Armanda Salvucci che vuole esplorare il tema del sesso e della disabilità, due parole che vengono raramente associate. Sensuability fa cultura attraverso tutte le forme d'arte, dalla musica alla pittura, creando un percorso che vuole concentrarsi sulla sessualità come desiderio e bisogno del corpo, bisogno che diventa un diritto per tutti gli individui. Un diritto anche per i disabili: e così attraverso un film, una mostra fotografica ed una mostra di fumetti ci si addentra in un tema di cui non si parla abbastanza.

I primi passi in avanti sono partiti ad agosto a Bologna con i corsi per Assistenti Sessuali: figure che si occupano della sessualità di soggetti disabili, per far vivere al portatore di handicap il suo corpo non solo come fonte di sofferenza e disagio, ma anche di piacere. Tuttavia, una legge che regoli e riconosca questa figura ancora non c'è: in Parlamento c'è solo un disegno di legge di cui nessuno sembra occuparsi, anzi.

Come spiega il senatore Sergio Logiudice, nessuno ha dato importanza a questa legge, che non è nemmeno arrivata in commissione. Nessuno sembra dunque dare davvero peso al tema, ma i disagi per gli individui coinvolti rimangono molto pesanti.

Le conseguenze di un'astinenza forzata

L'astinenza sessuale forzata, e perfino la possibilità di esplorare da soli la propria sessualità, può avere pesanti ripercussioni sulla psiche di un individuo: gli effetti variano dall'ansia, alla mancanza di autostima, alla frustazione per finire a gravi forme di depressione. Effetti che sono devastanti per tutti, ma ancora di più per un disabile, che è già di per sé un soggetto a rischio di tali disturbi.

Per questi motivi, in un paese dove l'assistente sessuale non è ancora una figura riconosciuta, si arriva a scenari dove i genitori dei portatori di handicap arrivano ad azioni che nessun genitore dovrebbe essere mai costretto a compiere.

Sensuability cerca quindi di dare una spinta in avanti alla comprensione di questi temi attraverso il superamento degli stereotipi, che vedono il disabile quasi come un asessuato, e dei pregiudizi: come dice il progetto stesso "L’unica via di uscita allo stereotipo e al pregiudizio è la conoscenza, è fare cultura, partendo con il cambiare una mente per volta". In definitiva un'iniziativa lodevolissima che fa accendere la luce dei riflettori su un tema molto poco dibattuto ma non per questo poco rilevante per la società di oggi.