"You're fired": licenziato in tronco e senza possibilità di ripensamenti. Tra i colleghi c'è chi, dispiaciutissimo, ha pianto per l'esito infausto del rapporto di lavoro del loro compagno, tale Fabio, dopo appena una settimana. Cose che, d'ora in poi lo si potrà dire, capitano anche ai robot oltre che agli umani. Perché Fabio, un tipo bonario dai grandi occhioni neri sgranati e il corpo bianco tirato a lucido, è un automa. Era stato assunto in prova dalla "Margiotta Food & Wine", una catena di negozi di Edimburgo con le funzioni di assistente. Doveva accogliere i clienti e dare loro informazioni utili.

Ma qualcosa non ha funzionato.

Frustrazioni professionali di Fabio

In una sola settimana, il robot dal viso gentile e le mani prensili, alto appena un metro e 20, soprannominato 'Shopbot', programmato per essere amichevole e gentile con tutti, ha scoperto e vissuto asperità, frustrazioni e dispiaceri della vita lavorativa. Il rapporto di lavoro, iniziato all'insegna della curiosità è stato forse viziato dalle troppe aspettative nei suoi confronti. Programmato nel laboratorio della Heriot-Watt University di Edimburgo, l'automa doveva dare il benvenuto ai clienti e aiutarli a districarsi tra corridoi, scomparti, scaffali e generi merceologici presenti nel market. Ma le domande spesso lo disorientavano.

Il rumore di sottofondo non gli permetteva di recepirle subito. Oppure le recepiva, ma dava risposte insoddisfacenti. A chi gli chiedeva, ad esempio, dove posso trovare il vino? lui rispondeva: "nel reparto alcolici". E il latte? "In frigo". Informazioni che ai clienti sono suonate beffarde se non provocatorie, o vaghe e perciò inutili.

Fabio era spiritoso, ma disattendeva il suo ruolo.

Prima declassato poi licenziato

Allora il piccolo automa ha dovuto subire la prima umiliazione: è stato declassato e trasferito ad altro incarico. O meglio, è stato relegato in una zona in fondo al negozio, dove stavolta avrebbe dovuto invitare a un assaggio di cibi. Ma anche in questo caso il risultato è stato deludente perché non ha retto il paragone con i colleghi umani che in 15 minuti hanno attratto 15 clienti, mentre Fabio è rimasto fermo a due.

A quel punto, lo smacco finale: i titolari del negozio hanno voluto porre fine all'esperimento considerandolo fallito. Il robottino a cui al posto del cuore batte un tablet in petto, è stato irrimediabilmente licenziato. "Le prestazioni non erano quelle attese, le persone lo evitavano ha spaventato i clienti", hanno detto ai quotidiani inglesi i titolari del supermercato. Le cronache raccontano che quando incaricati dell'università di Edimburgo sono venuti a prenderlo per rimetterlo nella scatola e portarlo via, tra i suoi colleghi umani c'è chi ha pianto dal dispiacere.

E' presto perché i robot ci rubino il lavoro

A dispetto degli allarmismi, questa vicenda pare indicare che ancora è presto perché i robot possano rubarci il lavoro.

Almeno non nei supermercati e in Europa. Questo automa che è una versione personalizzata dell'umanoide Pepper prodotto dalla giapponese "SoftBank", altrove ha avuto più successo. E dove se non nel paese di produzione, il più all'avanguardia al mondo in fatto di servizi tecnologici avanzati? Qui ci sono negozi dove i robot sono utilizzati per svolgere molte funzioni: hanno una tecnologia più avanzata e la gente li preferisce all'interazione umana. Nell'esperimento scozzese, da una parte l'automa non era ben programmato, dall'altra gli umani non erano ben disposti nei suoi confronti. Eppure con la stragrande maggioranza degli esseri umani, Fabio qualcosa in comune ce l'aveva: aveva un lavoro temporaneo e precario. Ora neanche più quello.