Kim Jong-un avrebbe il dito puntato sul pulsante nucleare? Possibile che nel discorso di Capodanno del leader di Pyongyang qualcuno abbia voluto cogliere soltanto questo passaggio? In aggiunta, c'è stato anche il tentativo di 'spacciare' il commento inquietante di un ammiraglio statunitense in congedo come una risposta dell'amministrazione Trump alle presunte nuove minacce nordcoreane. Se è vero che la tensione nella penisola coreana rimane comunque alta, è altrettato veritierio che il pressappochismo e la tendenza al catastrofismo di una parte dell'opinione pubblica è sconcertante: in realtà le parole del dittatore hanno mostrato un'insolita apertura, soprattutto nei confronti del 'cugini' del Sud.
La 'strategia del pazzo'
Kim Jong-un ha innanzitutto ribadito che il suo Paese intensificherà gli sforzi del programma missilistico e nucleare e, in aggiunta, ha citato l'esistenza di un 'pulsante nucleare' sulla propria scrivania. Tutto vero, ma la strategia non dovrebbe meravigliare più di tanto: è quella del 'pazzo' che fu tanto cara al presidente americano Richard Nixon in piena Guerra Fredda, quando lo staff della Casa Bianca lasciava intendere agli ambasciatori sovietici che il proprio capo amava 'giocherellare' in maniera insistente con i tasti che avrebbero dato il via al lancio delle testate atomiche. La vera forza del giovane dittatore asiatico non sta tanto nel possedere o meno le armi di distruzione di massa (allo stato attuale non siamo in grado di sapere con precisione se la Corea del Nord abbia testate cariche ed operative e sia in grado di lanciarle, ndr), ma nel lasciar credere di essere pronto ad usarle in qualunque momento.
A quanto pare risulta parecchio credibile: secondo l'ammiraglio statunitense in congedo, Mike Mullen, "gli Stati Uniti non sono mai stati così vicini ad una guerra nucleare". Si tratta però di una dichiarazione precedente al discorso di Capodanno del leader di Pyongyang, rilasciata nel corso della celebre trasmissione 'This Week' in onda sulla ABC.
Kim è credibile anche dalle parti di Tokyo, dove a quanto pare il governo intensificherà le spese militari come non è mai accaduto nel dopoguerra: il ministero della Difesa del Giappone, infatti, starebbe valutando l'acquisizione di una grossa quantità di nuovi aerei da guerra F-35. Ha proprio ragione Noam Chomsky, quando riduce la politica internazionale ad una questione di credibilità.
Quella della Corea del Nord, però, appare senza dubbio una strategia difensiva, indirizzata a dissuadere un possibile attacco preventivo statunitense. "Tutto il territorio americano è sotto il raggio d'azione dei nostri missili nucleari, pertanto non gli conviene iniziare una guerra contro il mio Paese", questo passaggio del discorso di Kim è abbastanza chiaro.
Apertura sulle Olimpiadi
Abbiamo più volte espresso la speranza che le imminenti Olimpiadi invernali, in programma dal 9 al 25 febbraio a Pyeongchang, in Corea del Sud e le successive Paraolimpiadi che inizieranno il 9 marzo, possano in qualche modo stemperare le tensioni nella penisola. Ed è qui che il discorso di Kim Jong-un esprime un qualcosa che un pò tutti volevano sentire.
"Siamo disponibili ad intraprendere le misure necessarie per inviare la nostra delegazione ai Giochi Olimpici, indicati dagli organizzatori come le Olimpiadi della pace. Mi auguro che siano organizzate con successo ed in proposito le autorità dei nostri due Paesi si incontreranno a breve".
I due giovani pattinatori
Le delegazione nordcoreana alle Olimpiadi invernali non è certamente folta, sono due gli atleti che si sono garantiti la qualificazione: la coppia di pattinatori artistici composta da Kim Ju-sik, 24 anni, e dalla 18enne Ryom Tae-ok. Ad essere sinceri, la conferma di Kim Jong-un è arrivata fuori tempo massimo (il termine è scaduto il 30 ottobre 2017, ndr), ma considerato che si tratterebbe di un evento eccezionale la cui importanza va oltre lo sport, il Comitato Olimpico sudcoreano è ben disposto ad accogliere gli atleti del Nord.
"I nordcoreani sono i benvenuti - ha detto Lee Hee-beom, presidente del Comitato Organizzatore di Pyeongchang 2018 - e noi ci stiamo preparando per i Giochi partendo dal presupposto che la Corea del Nord ci sarà". Pertanto, l'autorizzazione alla partecipazione per i due giovani pattinatori potrebbe arrivare direttamente dal CIO, ma potrebbero anche non essere gli unici rappresentanti di Pyongyang. "Secondo quanto detto dal CIO - ha aggiunto Lee - la Corea del Nord potrà partecipare a tutti gli eventi, inviando atleti di pattinaggio artistico, short track, sci nordico ed hockey su ghiaccio femminile". Atleti che sarebbero invitati a discrezione del Comitato Olimpico Internazionale.
Un anno significativo per le due Coree
Il dittatore nordcoreano ha voluto inoltre lasciar intendere che nessuna nazione al mondo, a parte gli Stati Uniti, viene vista come 'nemica'. "Le Olimpiadi potrebbero essere un'ottima occasione - ha aggiunto - per dimostrare la nostra grazia verso il resto del mondo ed il 2018 è un anno speciale per il Nord e per il Sud della Corea. Noi celebreremo il 70° anniversario della nascita del nostro Paese, il Sud ospiterà i Giochi Olimpici. La forte tensione si deve attenuare per lasciare il posto ad un'atmosfera pacifica". Con questo non vogliamo dire che Kim Jong-un sia improvvisamente diventato una colomba, ma è anche vero che talvolta le immagini pittoriche del diavolo sono ben peggiori della realtà.
Il famoso pulsante nucleare alla fine è solo un dettaglio, il senso del discorso è molto più ampio ed importante. C'è il tragicomico sospetto che l'escalation della tensione nella penisola sia stata determinata dalla troppa corda che Donald Trump ha dato alla controparte; negli anni dell'amministrazione Obama, infatti, il leader nordcoreano era stato volutamente ignorato nonostante le frequenti provocazioni. Con l'amministrazione Trump, invece, lo Stato eremita è diventato di colpo il protagonista della politica internazionale. Se così fosse, Kim sarebbe tutt'altro che un pazzo e, al contrario, avrebbe vinto la sua scommessa. Ora l'apertura sulle Olimpiadi può rappresentare il preludio a futuri negoziati? Non possiamo esserni sicuri al cento per cento, ma preferiamo crederlo, pur riconoscendo che un pulsante nucleare fa più notizia di una tregua olimpica.