Freddo, lucido, non empatico. Senza impacci né rimorsi Lucio Marzo, neo18enne di Montesardo salentino, ha confessato davanti al pm l'omicidio della sua fidanzata noemi durini, avvenuto nella notte tra il 2 e il 3 settembre a Specchia (Lecce). Alcuni scioccanti spezzoni dell'interrogatorio sono stati mostrati nella puntata del programma di ieri 12 gennaio di "Quarto Grado". Ma altrettanto sconvolgente è il successivo colpo di scena di cui ha dato conto l'inviato del programma: una lettera a una guardia carceraria in cui il ragazzo ha ritrattato tutto.

Intanto la super perizia psichiatrica depositata lo scorso 4 gennaio, ha stabilito che era in grado di intendere e volere quando ha ucciso la fidanzata ed è capace di stare in giudizio.

L'interrogatorio

Era la sua ragazza e lui non è un uomo consumato, ma la confessione dell'omicidio è di una freddezza scioccante. Al pm Lucio racconta che Noemi voleva uccidere suo padre e sua madre. Lei gli avrebbe fatto un lavaggio del cervello. La notte dell'omicidio sarebbe venuta armata di un coltello per ammazzare i suoi. "Lei aveva il coltello in mano, e come se mi minacciava anche a me". Dopo aver avuto un rapporto ed essere scesi dall'auto nelle campagne di Castrignano, Lucio sostiene d'averla uccisa al culmine di una lite.

"Le sono andato di dietro e le ho infilzato il coltello in testa, e poi con delle pietre le ho frantumato la testa. L'ho lasciata stesa e ho messo delle pietre sopra di lei. So di averla colpita alla nuca, ma non so in quale punto. Poi si è spezzata la lama dentro, io mi sono trovato il manico in mano e me lo sono messo in tasca".

Sostiene di aver seppellito il manico del coltello in una buca con la maglietta sporca di sangue, ma non è mai stato ritrovato perché non ha mai indicato il punto esatto. Non lo ricorda o è uno dei suoi tanti depistaggi? E' un ragazzo diviso tra Noemi e la sua famiglia, o un assassino che aveva già progettato tutto? Racconta delle 'precauzioni' prese: prima di uscire di casa e poi al ritorno, dopo l'omicidio, ha spinto l'auto della madre a folle per non svegliare i genitori e la sorella che dormivano.

Tornato a casa, ha buttato le scarpe sporche di sangue, pulito il volante e i pedali dell'auto, si è fatto la doccia, si è cambiato ed è andato a letto.

Il pm lo interrompe

"Ho commesso un reato ad amazzarla", dice Lucio nell'interrogatorio. Ma poi si giustifica: "Questa ragazza da quando l'ho conosciuta io non ero così, ero uno schiavo praticamente. Io ero succube, ero innamorato di questa ragazza e nello stesso tempo non volevo perdere la mia famiglia". Subito dopo illustra i suoi progetti: andare a scuola per fare il secondo e il terzo anno, prendere la qualifica di elettrotecnico, poi fare le scuole private per diventare perito elettronico per poter andare a lavorare a Milano con i parenti.

Al pm chiede: "Quando potrò tornare a scuola? A quel punto il magistrato l'interrompe e sospende l'interrogatorio: "Sei nella vita vera. Non puoi fare queste domande". L'udienza per l'ascolto di tutti i periti si terrà l'8 febbraio, giorno in cui è fissato l'incidente probatorio. Lucio è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dalla crudeltà, soppressione di cadavere, e porto di oggetti atti a offendere.

Colpo di scena

Dopo la confessione choc, il 3 gennaio scorso Lucio ha consegnato piangendo una lettera a una guardia carceraria dell'istituto di pena minorile di Quartucciu in Sardegna dove è recluso. L'ha scritta all'indomani di un colloquio avuto con suo padre.

Nel testo di 3 pagine ritratta tutto, cancella la confessione fatta davanti ai magistrati. Sostiene che quella notte Noemi sarebbe andata via su una Seat in compagnia dell'uomo che le avrebbe dovuto fornirle l'arma da fuoco per uccidere i genitori del ragazzo. Quell'uomo l'avrebbe picchiata e uccisa. La lettera è stata allegati agli atti dell'indagine in corso.