Chi non si è mai domandato come facciano, i minimarket gestiti dagli stranieri, a restare sempre aperti e soprattutto ad offrire prezzi così bassi? Il loro ruolo è stato svelato: principalmente servono per garantire permessi di soggiorno ai connazionali, per la maggior parte bengalesi. Ma la camorra gioca un ruolo importante riguardo i finanziamenti per l'apertura di questi minimarket.

Aperti in media 18 ore al giorno

Secondo un analisi di Confcommercio nei minimarket gestiti dai cittadini del Bangladesh c'è una buona fetta di incassi che proviene dagli alcolici, circa il 60% degli incassi notturni proviene dalla vendita di bibite contenenti alcol.

Non dovrebbero venderle ai minorenni, ma molto probabilmente questa regola viene disattesa: la maggior parte di loro sono musulmani ma non si fanno problemi a vendere superalcolici per soldi, quindi probabilmente non sono neppure molto attenti alle leggi italiane. Questi negozi sono punti di approdo per moltissimi immigrati bengalesi, e nella città di Roma sono presenti ben 13mila attività gestite da loro; in Italia, secondo la Confesercenti, i bengalesi controllano circa il 23% dei minimarket. All'apparenza può sembrare che lo scopo principale di queste botteghe sia vendere ma la realtà è ben diversa, si tratta di veri e propri hub di accoglienza. Avere un'attività nel nostro Paese permette al titolare bengalese di regolarizzare tantissimi suoi connazionali, garantendogli un permesso di soggiorno di lunga durata.

I soldi incassati però, è stato accertato, che non restano in Italia ma viaggiano verso in Bangladesh tanto che nel 2015 solo stati trasferiti in questo Paese il doppio del denaro di soli 5 anni prima; mentre le rimesse verso altri Paesi non comunitari sono in calo del 22%, quelle verso il Bangladesh aumentano a ritmi vertiginosi.

Il Giornale ha intervistato un proprietario di uno di questi minimarket, il quale ha dichiarato di far lavorare suoi connazionali 18-20 ore al giorno pagandoli appena 600 Euro. E' evidente che in queste attività qualcosa non torna, così lo zampino della camorra si fa sempre più evidente.

"Mi faccio prestare soldi da connazionali ricchi"

Da quanto risulta dall'intervista queste persone pagano affitti esorbitanti, anche fino a 5.000 Euro al mese per poi mettersi in tasca appena 500 Euro. Così la domanda sorge spontanea, quando hanno aperto chi gli ha dato i soldi per avviare l'attività? E' qui che l'ipotesi mafiosa si fa più realistica. La maggior parte di loro si rifornisce in Campania, dove la presenza della camorra è molto radicata. Questo spiegherebbe la disponibilità di denaro utile a finanziare queste attività, con l'obiettivo di riciclare denaro sporco.