Aveva ancora il braccialetto elettronico alla caviglia. Si è impiccato a una grata di ferro all'ingresso della chiesa in pietra di San Tommaso a Roccasecca, piccolo centro in provincia di Frosinone, l'ex agente di polizia penitenziaria accusato di aver abusato della figlia 14enne. Non ha retto allo scandalo che l'ha travolto e alle gravissime accuse di cui doveva dar conto alla giustizia. Ha scelto di andarsene tacendo: non ha lasciato alcun messaggio prima di congedarsi dalla vita. E' stato trovato questa mattina alle nove da un passante che portava a passeggio il cane in quel luogo fuorimano, ed ha subito avvertito i carabinieri.

Tragedia nella tragedia

Perché mai abbia scelto di compiere il gesto estremo nella chiesa di Roccasecca resta ancora da capire. Ha infilato un filo di spago nella parte superiore di una grata e si è impiccato di fronte al'altare della chiesa che evidentemente conosceva bene. Un luogo di culto non facilmente raggiungibile perché vi si arriva a piedi e salendo scale, in genere non accessibile ai fedeli perché aperto solo in alcune occasioni. A 200 metri sul sagrato aveva lasciato la sua auto dove sono stati trovati documenti ed effetti personali. Alla caviglia aveva il braccialetto elettronico che gli era stato messo quattro giorni prima per monitorare i suoi spostamenti. Indagato per abusi sessuale su minore, era sotto controllo a seguito di un'ordinanza che lo obbligava a stare lontano dalla famiglia.

Almeno un chilometro distante dalla moglie e dalle cinque figlie. Per questo si era trasferito a vivere a casa del fratello. L'uomo che aveva anche problemi di gioco d'azzardo, era stato sospeso dal servizio e aveva dovuto consegnare la pistola d'ordinanza. Già ieri sera, alcuni testimoni avevano visto l'auto all'esterno della chiesa, ma il corpo è stato scoperto solo stamattina.

Resta da stabilire l'ora del decesso. La salma è stata trasportata all'obitorio dell'ospedale Santa Scolastica di Cassino per gli accertamenti medico legali.

Tema in classe rivelatore

Tutta la terribile storia delle ripetute violenze sessuali subite dalla figlia, era venuta fuori grazie a un tema. Una traccia molto particolare che l'insegnante aveva dato alla minorenne che studia in un istituto superiore di Cassino per aiutarla forse a dire l'indicibile scrivendo.

La traccia del tema era infatti la seguente: "Scrivi una lettera a tua madre confessandole quel che non hai il coraggio di dire". La ragazzina aveva scritto degli abusi subiti dal padre dal maggio al settembre 2017. Frasi sconvolgenti: la prima volta era capitato un giorno che non si sentiva molto bene e per questo non era andata a scuola. "Si è infilato nel mio letto", aveva scritto la ragazza. "Da quel giorno è accaduto ogni volta che restavo da sola a casa con papà, anche solo 5 minuti. Sono stata violentata almeno sette volte". L'insegnante ha parlato con la ragazzina, ha allertato la madre. Poi a dicembre la denuncia all'autorità giudiziaria, l'indagine. Oltre agli abusi sulla figlia più piccola, era emerso un precedente episodio accaduto 15 anni prima.

Molestie nei confronti della prima figlia, oggi 28enne. Ora è al vaglio degli inquirenti anche la posizione della madre che sostiene di aver scoperto tutto dopo aver letto il tema. Ma ha ammesso di essere a conoscenza del precedente episodio, precisando che si sarebbe trattato di un approccio respinto e che in quell'occasione il marito le aveva promesso che non sarebbe più accaduto. Moglie e figlie hanno appreso della morte dell'uomo dai mezzi d'informazione. Ancora una volta sono sotto choc. Un trauma che si aggiunge alla rabbia e al dolore in un clima irreale. C'è un funerale dignitoso da allestire.