Verona, patria di Romeo e Giulietta, luogo delle tragedie shakespeariane, città dell'amore per antonomasia. Amore, sì, ma non quello gay. Il comune di Verona, infatti, sembrerebbe prendere le distanze da un hashtag esplicito in quanto ha creato "disturbo all'amministrazione che ci ha concesso l'immobile, come fosse una vergogna. Hanno alluso al fatto che a Verona sono considerate solo le coppie tradizionali: assurdo", come spiega Silvia Cassarini nell'intervista rilasciata su L'Arena e realizzata da Elisa Paesetto.

Slogan #sposachivuoi giudicato inappropriato dal Comune

Così come da Verona venne bandito Romeo, nel 2018 il Comune di Verona bandisce lo slogan #sposachivuoi, in quanto palesemente favorevole alle nozze gay. Il caos scatenato dalle proteste del Popolo della famiglia ha infatti convinto il comune veronese a richiedere ai gestori dello stand di eliminare l'hashtag, giudicato inappropriato.

Lo slogan, ideato da Silvia Cassini e sfoggiato dall'agenzia My Eye nella fiera "Verona Sposi", fa riferimento alle nozze omosessuali delle quali l'agenzia si occupa da diverso tempo. La censura dello slogan #sposachivuoi da parte del comune risulta particolarmente controversa in quanto, sempre nella fiera "Verona Sposi", vi era comunque uno stand di matrimoni dei palazzi comunali nei quali vengono abitualmente organizzate e celebrate le unioni civili, denominato "Sposami a Verona".

La città di Verona dunque prende le distanze dalle nozze gay, proclamandosi patria dell'amore solo tradizionale? O si tratta soltanto di problematiche relative all'immobile?

Il Comune di Verona prende posizione per la seconda volta nell'ambito omosessualità

Non è la prima volta che il Comune di Verona si dimostra ostile nei confronti delle nozze omosessuali.

Nel settembre del 2017, infatti, il Comune aveva già cancellato un evento LGBT che avrebbe dovuto svolgersi all'interno dello storico festival Tocatì. Trattandosi di un festival dal contenuto riguardante i giochi di strada e destinato prevalentemente a famiglie e bambini, il Comune aveva reputato inadatta la tipologia di contenuti dell'evento.

L'evento in questione era la nona edizione di "Biblioteca Vivente" e consisteva in una sorta di performance artistica in cui i libri sono persone, con un titolo relativo ad un aspetto della propria identità e con i quali il pubblico poteva interagire.

Cosa ne penserà la comunità LGBT di questa nuova presa di posizione da parte del comune di Verona in merito all'omosessualità?