Da un paio di giorni ha fatto il giro dell’Italia la foto di una signora, nonna Irma, con in mano una valigia rossa pronta alla partenza verso il Kenya. Nonna Irma, così è stata rinominata, ha ben 93 anni e come una ragazzetta parte all’avventura verso uno stato così lontano dalla sua Noventana Vicentina. Lo scopo di questo viaggio non è quello di fare una vacanza, con tutti gli agi e le comodità, ma quello di recarsi in un orfanotrofio per offrire il suo aiuto e sostegno ai bambini che risiedono nella struttura.

Trasformazione del ruolo degli anziani nella società occidentale

Fino a qualche decennio fa questo genere di notizia avrebbe scatenato un importante fenomeno mediatico, ma oggi, nonostante lo stupore iniziale, si è osservato che non ha suscitato particolari perplessità. Questo perché nel nostro secolo le aspettative sui ruoli degli anziani sono profondamente cambiate e vedono nuovi ruoli e nuove regole.

In passato, gli anziani venivano visti esclusivamente come un peso per la società, rappresentavano una fascia di individui guardati con fastidio perché venivano ritenuti fonte di stress per i famigliari e fonte di eccessivo dispendio economico dallo Stato. Oggi, invece, grazie anche all’avanzamento di scoperte scientifiche e farmacologiche, gli anziani godono di una maggiore salute fino ad un’età relativamente elevata, riescono a rimanere autonomi per molti più anni rispetto al passato e, poiché gli anziani di oggi hanno vissuto gli anni dei cambiamenti socio-economici e tecnologici, risultano essere all’avanguardia e aperti a fare nuove esperienze e coltivare nuovi hobby.

In particolare, infatti, almeno fino ai 75 anni d’età riescono a coltivare hobby, riescono a mantenere una relazione coniugale soddisfacente con il proprio marito e infine forniscono un grande aiuto nella gestione e nella crescita dei nipoti: in Italia la percentuale dei nonni che si occupa dei nipoti è di circa il 75% e si tratta di un aiuto che può durare anni, permettendo ai bambini di avere una figura di riferimento molto importante; o possono essere la fonte di sostegno economico per i propri figli.

Gli anziani nella società: lo scambio dono-debito

Oltre ad avere un ruolo importante nella famiglia e nella società in modo concreto, gli anziani ricoprono un ruolo spirituale fondamentale nei confronti delle generazioni più giovani e dell’intera comunità di riferimento: infatti, gli anziani sono portatori di una cultura di riferimento, portano con sé un bagaglio ricco di storie e di esperienze che possono giovare all’esperienza e alla vita non solo dei propri nipoti, ma anche dell’intera collettività.

In questa fase, gli anziani si ritrovano ad elaborare la transizione della vecchiaia che, se superata in modo funzionale, comporta la capacità di trasmettere a livello simbolico l’eredità materiale e morale e la capacità di cura da parte delle generazioni più giovani come gesto di riconoscimento per ciò che hanno ricevuto essi stessi in passato. In questa fase è più che evidente quello scambio dono-debito che caratterizza la famiglia in generale: al dono della vita e della cura ricevuta dalla generazione anziana corrisponde il debito nei suoi confronti da parte delle generazioni adulte di contraccambiare quanto ricevuto, occupandosi dei propri genitori e trasmettendo loro ciò che hanno ricevuto dalle generazioni più giovani (figli e nipoti).

La generazione anziana deve, a livello individuale, accettare la propria storia così com’è stata e, a livello familiare, passare il testimone alla generazione adulta legittimandola nel suo ruolo di capofila generazionale. Questa sua capacità di accettare la propria storia di vita e il proprio passato assolve una funzione simbolica di generatività simbolica, in cui si permette il passaggio di eredità tra generazioni.

Aspetti problematici legati all’anzianità

Nonostante il ruolo importante degli anziani e la loro aumentata aspettativa di vita, dopo i 75 anni circa aumenta di gran lunga la probabilità di incappare in malattie fisiche o psichiche. Questo è principalmente causato da due motivi: il primo riguarda gli anziani stessi che iniziano a non accettare la loro malattia e perciò tendono a sminuirla o a negarla, causando così una mancata adesione alle cure farmacologiche che, a lungo andare, causano un indebolimento psico-fisico.

Il secondo motivo riguarda un fenomeno assodato che è quello di uno sviluppo di sentimenti di arrendevolezza, e spesso menefreghismo, nella stessa equipe medica: poiché si trovano a contatto con pazienti che ormai sono troppo in là con l’età, non prestano le sufficienti attenzioni, ma non nella prescrizione di farmaci, ma quanto sul piano emotivo e psicologico. Infatti, l’anzianità è una fase della vita psicologica molto delicata in quanto l’anziano si ritrova a vivere l’ansia per l’arrivo della propria morte, per il fenomeno del pensionamento, per i sentimenti di vuoto e di bassa autostima.

In conclusione, è utile che alla fase di anzianità venga prestata particolare attenzione sia per i suoi vantaggi a livello generazionale e sociale, sia per evitare una presenza eccessiva di anziani con disturbi depressivi. #Superuovo