Un anno fa il suo ex fidanzato Alessio Mantineo le gettò addosso una bottiglia di benzina con l'intenzione di ucciderla e facendole perdere il bambino che stava aspettando. "Mi voleva dare fuoco perché mi ama", ha sostenuto Ylenia Bonavera come estrema, assurda difesa del suo aguzzino, dopo aver sempre negato che fosse stato lui il responsabile del mancato femminicidio al cumine di una relazione tormentata e violenta. Un anno dopo, il verdetto. Spicca, nella motivazione della sentenza appena depositata al tribunale di messina, una duplice condanna da parte del gip Salvatore Mastroeni: quella penale a 12 anni di carcere inflitta al 24enne Alessio Mantineo, e quella "morale", non quantificabile, verso la sua ex, la 22enne Ylenia Bonavera per l'inspegabile e ingiustificata difesa di chi la voleva sopprimere.
Per il giudice, Ylenia deve essere curata.
La vittima difende il suo carnefice
Il 10 gennaio scorso, Alessio Mantineo è stato condannato a 12 anni di carcere per aver tirato addosso alla sua fidanzata, incinta da tre mesi, benzina per darle fuoco. Il gup ha inflitto a Mantineo una pena più alta di quella chiesta dal pm, che era di dieci anni, convinto che un caso di tentato omicidio meritasse una detenzione più lunga. L'episodio si verificò nell'appartamento della ragazza la notte tra il 7 e l'8 gennaio del 2017. Ylenia che ha perso il figlio e rischiato la vita riportando ustioni di secondo e terzo grado su fianchi, gambe, caviglie, con ricovero per diversi giorni nel reparto di chirurgia plastica del policlinico di Messina, ancora un mese fa si è presentata al processo tentando un'imbarazzante difesa del suo carnefice.
"Non è stato Alessio, non ho visto chi era, aveva un cappuccio, ma non era Alessio", ha osato sostenere in aula, oltre a dichiararsi innamorata e a dire di voler tornare a vivere con lui. Eppure subito dopo l'aggressione, aveva detto a tutti, dalla vicina alla zia e alla madre eccetto che agli inquirenti che era stato Alessio a sopraggiungere in casa in piena notte e a cospargerla di benzina per poi darle fuoco.
Poi aveva ritrattato dicendo di non essere "una sbirra". Ma le le immagini del giovane che un quarto d'ora prima dell'agguato fa rifornimento di benzina riempendo una bottiglia, sono una prova schiacciante. Il gup che non ha assolutamente creduto al tentativo di discolpare Mantineo al processo, stigmatizzando il comportamento della vittima, ritenuto non meno grave del reato penale del suo persecutore.
'Violenza e sadismo giustificati'
Nella sentenza il giudice condanna il comportamento di Ylenia e ritiene che debba essere curata e recuperata, anziché fare apparizioni televisive, con riferimento ad ospitate subito dopo il gravissimo fatto. Perché il caso si era subito trasformato in evento mediatico e social. Per il gup Mastroeni è ingiustificabile che, a fronte di donne uccise come in una carneficina e di donne che lottano per una reale emancipazione, possano esistere casi come questo in cui violenza e sadismo vengono apprezzati. Addirittura si arriva all'assurdo che essere stata arsa sia intesa quale "prova d'amore moderna". Per il giudice la ragazza è un soggetto fragile da recuperare. E' d'accordo Anna Giorgio, la mamma che ritiene la sentenza giusta: "La posizione di Ylenia è un'offesa per tutte le donne che hanno subito violenza da un uomo e hanno trovato il coraggio di accusarlo", aveva dichiarato la Giorgio al'indomani della violenza.
"Quando hanno arrestato il suo ex ha perso la testa. Ylenia rifiuta la realtà e non vuol sentire ragioni, non si rende conto di essere vittima di un rapporto violento. Gli psicologi la stanno aiutando, ma ci vorrà tempo". La ragazza ora vive in una comunità protetta.