Il pensionato di Firenze che nel 2014 uccise la moglie di 88 anni malata di Alzheimer, è stato condannato a 8 anni e 7 mesi di reclusione, nessuna attenuante per motivi di valore etico è stata concessa all'anziano, in quanto per i Giudici l'eutanasia non è ancora accettata dalla società.

L'uomo uccise la moglie per non vederla più soffrire

L'uomo, G.V. di Firenze, a marzo del 2014 aveva ucciso la moglie affetta dall'Alzheimer strangolandola con una sciarpa. Alla morte e seguita una veglia di un'ora fino a quando il pensionato, dopo essersi vestito si è recato nella caserma dei carabinieri per costituirsi.

L'uomo non riusciva più a sopportare il continuo peggioramento della moglie, nel vederla soffrire soffriva anche lui e non poteva assolutamente pensare che alla sua morte il peso della donna sarebbe ricaduto sulla figlia. "Non ce l'ho fatta più, non amavo vederla soffrire" parole che descrivono al meglio la sua disperazione.

Nessuna attenuante etica per l'uomo che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer

La condanna a 8 anni e 7 mesi è stata confermata oggi, a nulla è servito il ricorso dei legali del pensionato che hanno chiesto alla Corte suprema di considerare un attenuante etica, cioè quella di porre fine ad una sofferenza che per troppo tempo ha visto la donna soffrire, una morte che sicuramente avrebbe voluto anche lei ma che non era in grado di esprimere.

La Cassazione anche riconoscendo che l'uomo ha preso una decisione disperata, legata soprattutto al fatto di non riuscire più a sopportare il continuo e veloce peggioramento della moglie, non ha considerato nemmeno i riferimenti ai tanti casi che gli avvocati difensori avrebbero portato come attenuanti: I paesi europei che hanno reso legale l'eutanasia e il suicidio assistito, le sentenze Cedu che danno il diritto di decidere quando morire e come, un sondaggio fatto agli italiani che si dichiarano favorevoli all'eutanasia.

I legali dell'imputato hanno provato con un ulteriore argomento, riportando esattamente il motivo per cui l'uomo aveva commesso il delitto: " ha ucciso perché la moglie totalmente incapace di intendere e di volere, incapace di camminare, alla morte del marito, il peso di assisterla sarebbe ricaduta sulla figlia, in quanto non esistono strutture che si prendono in carico questi casi".

La Cassazione non ha tenuto conto delle attenuanti fornite dagli avvocati affermando che: anche non essendoci strutture idonee a curare questi malati senza possibilità di guarigione o che la persona malata possa gravare sulla vita di altri parenti, non sussistono motivi che possano portare, secondo la coscienza etica collettiva, a sopprimere la vita dell'infermo.