Continuano le indagini sulla figura di Michele Barone, il sacerdote 42enne del Santuario di Casapesenna, arrestato dalla polizia di Caserta per violenze aggravate ai danni di una tredicenne, insieme ai genitori della ragazzina ed a un agente di polizia di Maddaloni, suo amico. Ad approfondire il caso per la seconda volta anche "Le Iene". Gaetano Pecoraro, inviato della trasmissione investigativa di Italia 1 è tornato ad occuparsi della torbida vicenda.

Il prete accusato di essere a capo di una setta

Durante il reportage sul "Tempio a luci rosse", molte ragazze intervistate hanno affermato di essere uscite dalla setta del noto sacerdote, che conterebbe più di cento seguaci.

Le donne hanno rivelato quanto sarebbe accaduto all'interno dell'ordine religioso non riconosciuto. Secondo le denuncianti, il parroco avrebbe attraverso una manipolazione psicologica - consistente nell'inculcare il timore della presenza del demonio da esorcizzare - molestato e deciso per la vita privata di tutti gli adepti. In particolare, le seguaci della sua setta non si sarebbero potute fidanzare per poter accontentare i suoi istinti sessuali.

I riti del prete esorcista

Le ragazze che hanno deciso di esporre quanto accaduto davanti alle telecamere di Italia1, confermando la brutalità delle pratiche esorcistiche che sarebbero state compiute dal prete di Casapesenna, finito al centro di un'inchiesta giudiziaria.

Secondo le vittime, il sacerdote avrebbe sputato nella bocca delle giovani donne, affermando che la sua saliva fosse benedetta. Inoltre, oltre a picchiare le malcapitate, le avrebbe costrette a pratiche vergognose e a rapporti completi. Secondo le denuncianti, Don Michele Barone gradiva spesso palpare i seni alle adolescenti e toccare le loro parti intime.

Una ragazza ha rivelato - come se non bastasse - che il sacerdote desiderava compiere un rapporto 'contronatura', direttamente in chiesa.

Il prete cugino di un boss del clan Casalesi

Durante le testimonianze è emerso anche il comportamento che Don Barone avrebbe assunto nel tempo. Secondo le giovani, il prete si sarebbe comportato spesso come un vero e proprio camorrista, forte della parentela con un boss del clan dei casalesi.

L'ormai ex sacerdote, è infatti il cugino dell'omonimo Michele Barone, ras del gruppo camorristico della fazione Zagaria. Il prete del Santuario avrebbe avuto, infine, anche una vera fissazione per il denaro, tanto da andare di persona a casa dei parenti di una ex seguace della sua setta, a cui avrebbe anticipato dei soldi per alcuni viaggi religiosi. Don Michele, per riavere i tremila euro che avrebbe dato in prestito all'adepta, avrebbe consigliato ai suoi genitori di far prostituire la figlia.