La vicenda dell’ex consigliere comunale che avendo preso di mira un commerciante rivale in amore, con la sua gelosia ha anche danneggiato l’immagine del Comune dove ha esercitato il ruolo di amministratore, è davvero piuttosto singolare e anche rara. Non certo per il fatto di essere arrivato in Tribunale per aver provato a difendere il suo amore, ma piuttosto per dover pagare per avere, secondo i giudici, coinvolto le istituzioni nella sua lite con un presunto rivale in amore. Gli amministratori sono dunque avvisati: la loro carica impone loro comportamenti consoni con l’incarico pubblico che assolvono.

Nei loro atti possono trascinare evidentemente anche l’onorabilità dell’ente presso cui operano.

La vicenda accaduta ad Agrigento ce la racconta il Giornale di Sicilia e viene ripresa da diversi siti online dell’agrigentino.

Avrebbe abusato del ruolo di consigliere per fini non istituzionali

G. D. F. era stato eletto consigliere comunale nelle fila del Movimento per l’autonomia e, a conclusione di una causa nata oltre sei anni fa, era stato condannato per violenza privata, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e calunnia. L’accusa mossagli era alla fine soprattutto di aver abusato del proprio ruolo di consigliere comunale per fini non istituzionali. Infatti, per dirimere una questione privata, di carattere sentimentale, aveva preso di mira un commerciante che considerava rivale in amore.

Con svariate minacce, l’ex consigliere di Agrigento avrebbe persino provato a fargli chiudere l’attività commerciale, minacciando di far intervenire gli ispettori della polizia municipale, dell’Ispettorato del lavoro e dell’Azienda sanitaria provinciale per accertamenti su eventuali irregolarità e così mettere nei guai il commerciante.

Il 14 febbraio 2016 la Cassazione ha confermato la condanna a 6 mesi di reclusione, pena sospesa, a carico dell’ex consigliere agrigentino che era stato imputato perché avrebbe abusato del proprio ruolo di amministratore, per fini non istituzionali, ossia per provare a risolvere una questione privata. Ma la vicenda non è finita lì perché è passata anche sotto la lente di osservazione della Corte dei Conti che ha sentenziato che l'ex consigliere G.D.F.

dovrà versare anche 11 mila euro al Comune di Agrigento per il danno d’immagine recato al Comune di Agrigento, e altre 500 euro rispettivamente all’ Azienda sanitaria e all’Ispettorato del Lavoro per il danno da disservizio.

Occorre ricoprire l'incarico politico con fedeltà e onore, dicono i giudici

Secondo la Corte dei Conti, infatti, In quanto consigliere comunale, oltre ad essere vincolato al rispetto delle leggi e dei doveri di servizio assunti con il giuramento di fedeltà alla Costituzione, l’ex consigliere comunale agrigentino “era tenuto ad assolvere l’incarico pubblico ricoperto con fedeltà ed onore”. L’immagine dell’amministrazione comunale di Agrigento insomma non sarebbe uscita bene da questa vicenda per colpa del consigliere.

Non pare frequente in Italia che un politico venga condannato per un simile reato, che sembrerebbe circoscritto alla sfera personale ed invece viene sanzionato anche per aver leso in qualche modo pure l’immagine di un Comune. Si tratta quindi di una caso destinato a fare scuola. Gli amministratori locali e nazionali sono avvisati: assolvere l’incarico pubblico ricoperto con fedeltà ed onore.