Un delitto efferato quello che si è svolto nel weekend in provincia di Siracusa, che vede coinvolta una giovane coppia residente in provincia a Canicattini Bagni. La vittima si chiamava Laura Petrolito, è stata trovata dopo ore di ricerca della polizia dopo che il padre della donna aveva segnalato la sua scomparsa. Una coltellata all’addome, mortale secondo le ricostruzioni, e poi il cadavere è stato buttato in un pozzo: questa è la dinamica dell’omicidio della giovane ventenne che lascia il compagno, la figlia e un altro figlio da una relazione precedente.

Tuttavia, la vicenda non semplificandosi quando il compagno Paolo Cugno confessa di essere l’assassino. Dichiarazione che arriva solo dopo 8 ore di interrogatorio, che hanno piegato la volontà del bracciante portandolo alla confessione, il movente? La gelosia.

La gelosia

Dettagli inquietanti quelli che sono emersi dal delitto di Canicattini Bagni che portano noi tutti a chiederci il perché, le motivazioni che hanno spinto Cugno al crimine. Come può la gelosia essere un movente? Facciamo un passo indietro, la gelosia per definizione è il rovescio della medaglia dell’amore: è un sentimento che porta al dubbio, alla paura e al timore di perdere il partner a causa di terze persone, tormentando chi ne è affetto.

Ne consegue che senza amore non c'è gelosia, su questo siamo tutti d’accordo, ma quando la gelosia è talmente forte da indurre l’omicidio del proprio amore?

L’attaccamento distorto

Domanda delicata quella che stiamo ponendo alla psicologia, domanda che sfiora il paradossale: come può essere una soluzione alla propria gelosia uccidere il proprio partner?

Uccidendo il proprio partner l’amore dovrebbe cessare, e cessando l’amore anche la gelosia sparirebbe di conseguenza: quindi la gelosia sarebbe in questo caso più forte dell’amore che l’ha generata? Decisamente una questione delicata. Non c’è dubbio sull’instabilità mentale del criminale, con probabili limiti nelle relazioni primarie ovvero con i propri genitori durante l’infanzia: lì nasce la gelosia, nella presa di consapevolezza che anche nell'amore non siamo unici, possiamo essere rimpiazzati.

Non a caso il padre della vittima a dichiarato come la coppia fosse in crisi da tempo, probabilmente perché la donna agiva al di fuori di quelle che erano i limiti che Cugno le imponeva. Il caso meriterebbe un’analisi più approfondita, ma per il momento possiamo dire che il criminale potrebbe avere un disturbo legato all’attaccamento insicuro-bivalente con la sua figura materna, il quale ha completamente distorto il suo concetto di relazione sentimentale. Da qui all’omicidio il passo è ancora molto lungo, però la fonte del disagio relazionale di Cugno potrebbe avere origine nel grembo materno, il luogo dove tutti i bambini sperimentano l’amore per la prima volta.