Il Tribunale civile di Napoli, con un’ordinanza a firma del giudice Vincenzo Pappalardo, ha definito “un errore” il mancato riconoscimento di un vitalizio da parte del ministero dell’Interno ai genitori di Genovese Pagliuca, un giovane trucidato 23 anni fa dalla camorra e la cui unica colpa era stata quella di aver cercato di salvare la sua fidanzata, Carla, di cui si era invaghita una ‘donna d’onore’. Carla, parrucchiera nel piccolo comune di Teverola, nel casertano, nel 1993 aveva 24 anni quando venne sequestrata, narcotizzata, segregata in uno scantinato e seviziata per giorni.
La ragazza riuscì a scappare dopo più di un mese da quell’inferno.
L'aguzzina della fidanzata di Genovese era la 'donna d'onore' Angela Barra
La sua aguzzina, la boss camorrista Angela Barra, vicina al clan dei Casalesi, si era invaghita di lei e l’aveva voluta a ogni costo, anche usando la forza, con la tipica prepotenza sopraffattrice di chi, nella sua gretta ignoranza, conosce unicamente la violenza.
La giovane parrucchiera all’epoca del sequestro frequentava Pagliuca, suo coetaneo, che lavorava come garzone in una macelleria del posto. Il ragazzo, dopo la scomparsa di Carla si era ribellato ai clan, tentando di identificare il luogo dove era stata reclusa la ragazza, e tempo dopo la criminalità organizzata lo aveva ucciso in modo spietato, sfigurandolo a colpi di pistola e di fucile caricato a pallettoni.
Carla aveva trovato il coraggio di denunciare ai Carabinieri il rapimento e Angela Barra, con il fratello Carmine Barra - che aveva anche violentato la ragazza - e con un loro complice, Luigi Di Vito, erano stati arrestati e poi condannati per sequestro di persona e violenza carnale.
Sulla base di un'informativa priva di fondamento, Genovese era stato ritenuto vicino ai clan di camorra
Le indagini per l’omicidio di Pagliuca avevano appurato con certezza che a uccidere il ragazzo era stata la camorra, ma la vittima era stata però considerata vicina ai clan sulla base di un’informativa dei Carabinieri poi risultata priva di fondamento.
Grazie al decreto emesso nei giorni scorsi dal Tribunale civile di Napoli, che ha accolto il ricorso dei famigliari di Pagliuca, il ragazzo viene finalmente riconosciuto come vittima innocente di camorra e dunque i suoi genitori potranno ricevere il vitalizio, compresi gli arretrati, che ammontano a centinaia di migliaia di euro.
“Sono molto felice soprattutto per i famigliari”, ha dichiarato Giovanni Zara, legale dei Pagliuca. “Dopo più di 20 anni riabilitiamo un ragazzo che è ritenuto un eroe, poiché ebbe il coraggio di affrontare il clan dei casalesi nonostante numerose minacce e aggressioni”.