La dichiarazione di morte è arrivata ieri sera alle 20 e 42, ora locale, le 3 e 42 in Italia, dopo che il detenuto è stato sottoposto a un'iniezione letale nel carcere di Atmore, in Alabama. Da morto, detiene un tristissimo e macabro primato Walter Leroy Moody Jr., 83 anni. Era in attesa dell'esecuzione della sua condanna a morte dal 1989 quando fu catturato per aver ucciso un giudice federale, Robert Vance. Ora, nella storia del crimine, è il detenuto più anziano messo a morte in un carcere statunitense da quando nel 1976 il boia si è rimesso all'opera nello stato dell'Alabama.

Dal reato alla condanna a morte

Walter Leroy Moody Jr. era stato condannato a morte mentre in tre stati del sud degli Usa era in atto un'ondata di azioni terroristiche. Moody aveva iniziato le sue azioni criminali nel lontano 1972, ma nel 1989 aveva recapitato pacchi bomba che avevano ucciso il giudice della Corte d'appello federale dell'Alabama, Robert Vance, e due giorni dopo Robert Robinson, avvocato afroamericano che si batteva per i diritti civili. Altre due bombe furono intercettate prima che potessero esplodere e uccidere altre persone: erano recapitate a un'associazione della Florida che si occupava di diritti civili delle persone di colore. A quanto pare Moody che aveva studiato legge per fare l'avvocato, sviluppò questa 'furia criminale' quando, condannato nel 1972 per il possesso di una bomba, il tribunale si rifiutò di rovesciare la condanna.

Ha trascorso quasi trent'anni in attesa dell'esecuzione della pena, sempre negando quanto gli è stato addebitato e talvolta difendendosi da solo durante i processi. Nel frattempo è diventato molto anziano. La Corte Suprema aveva rinviato l'esecuzione e sembrava che lo graziasse. Invece, dopo l'esame del ricorso d'urgenza presntato dai legali, la condanna è stata eseguita.

Un funzionario della morte ha chiesto all'uomo se volesse rilasciare una dichiarazione o dire un'ultima parola prima che l'iniezione letale iniziasse a fare effetto. L'anziano ha risposto semplicemente "no" ed è spirato. Secondo i dati del gruppo di ricerca, 'Death Penalty Information Center' è ora il più anziano detenuto giustiziato nella storia della pena capitale americana.

Sistemi a confronto

Nel dare la notizia di questa condanna, il celebre 'New York Times' ha titolato "Il più vecchio detenuto messo a morte nell'era moderna" sottolineando come la vittima di Moody, il giudice federale Robert Vance avesse avuto nell'esercizio delle sue funzioni molti dubbi sul praticare la pena capitale. Ma il figlio dell'uomo, Robert S. Vance Jr., a sua volta un giudice in Alabama, ha detto che la Corte che l'ha condannato non ha fatto che eseguire la legge e che Moody non ha mai manifestato nessun pentimento, né ha mai riconosciuto la sua colpevolezza. Nel sistema americano, può essere condannato a morte un ultraottuagenario come nel caso specifico. Viceversa, il nostro sistema giudiziario che non contempla la pena di morte, non prevede il carcere per gli ultrasettantenni eccetto che nei casi disposti da una recente sentenza della Cassazione nel caso di pericolosità o reiterazione del reato.

In Italia però secondo l'Osservatorio Carceri dell'associazione Antigone l'invecchiamento della popolazione carceraria è un grave problema. Secondo l'ultimo dato del 2017, sono 776 gli over 70 detenuti in Italia. E in dieci anni il numero è raddoppiato. Persone che sono diventate anziane in cella per scontare lunghe pene e per cui non è stata prevista una misura alternativa. Infine, ex terroristi in Italia sono liberi da molti anni, scrivono libri, fanno interviste in tv. In Usa, il boia ha ucciso l'anziano dopo averlo fatto stare 28 anni nell'anticamera della morte.