Doveva essere un’operazione antidroga condotta dalla polizia di frontiera al traforo del monte bianco, su segnalazione della squadra mobile di Milano: una segnalazione precisa, che riguardava un furgone Mercedes Sprinter con targa della Bosnia e con a bordo, con tutta probabilità, una partita di droga. Un controllo mirato ma che doveva apparire casuale, e in effetti da ore sul piazzale del traforo la polizia aveva fermato e controllato decine di auto in arrivo dalla Francia. Fino a quando è arrivato il furgone Mercedes bosniaco: a bordo c’era effettivamente un vano “segreto”, ma all’interno non era nascosta droga, al suo posto c’erano due chili di tritolo.
E nel retro del van, due detonatori.
Scattata l’allerta terrorismo, ma questa ipotesi è stata poi esclusa
Il ritrovamento ha fatto immediatamente scattare l’allerta terrorismo, anche se nelle ore successive questo legame sembra essere stato escluso e si punta alla malavita organizzata, in particolare bande di nomadi o di rapinatori slavi. Il furgone, proveniente dal Belgio e diretto verso i Balcani, era guidato da un bosniaco di 56 anni, con permesso di soggiorno in Francia e senza precedenti penali nel nostro Paese. A bordo altre quattro persone, tutte bosniache: sono stati interrogati dal procuratore capo di Aosta, Paolo Fortuna, e dal sostituto procuratore Luca Ceccanti. Con il passare delle ore, oltre all’ipotesi terrorismo è stato escluso il coinvolgimento dei quattro passeggeri, mentre l’autista è stato fermato.
Esplosivo nascosto in un vano del cruscotto dietro l’autoradio
Il furgone Mercedes era stato appositamente modificato per trasportare l’esplosivo: dietro l’autoradio era stato ricavato un vano nascosto, che i poliziotti hanno scoperto solo dopo aver letteralmente smontato pezzi del mezzo, prima le portiere e poi la plancia, fino a trovare i due panetti di tritolo, del classico color marrone chiaro.
Il trasporto del Tnt (trinitrotoluene) non è di per sé pericoloso, è un esplosivo stabile che esplode solo se innescato ma che ha un alto potenziale esplosivo: per rimuoverlo, sono intervenuti gli artificieri che, prima di intervenire, hanno messo in sicurezza l’intero piazzale antistante l’ingresso del traforo.
Le indagini puntano a scoprire i destinatari del tritolo
L’inchiesta è affidata alla Procura di Aosta e alla Digos: il fatto che il tritolo fosse diretto in Bosnia aveva fatto nascere timori di legami con il terrorismo, si tratta infatti di uno dei Paesi considerati a rischio radicalismo islamico, ma dalle prime indagini – come accennato – questa pista sembra essere stata esclusa, soprattutto perché nessuna delle persone interrogate risulta avere o avere avuto legami con ambienti jihaidsti. Si parte dal fatto che le cinque persone erano dirette prima in Croazia e poi in Bosnia: resta da comprendere da dove sia effettivamente partito l’esplosivo, dove fosse diretto e per cosa doveva essere utilizzato.