Nel settembre 2016, più di 375 membri dell'Accademia Nazionale delle Scienze americana hanno firmato una lettera diretta all'amministrazione Trump sottolineando le gravi conseguenze che avrebbe indotto il ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi. Il 23 aprile 2018, un secondo statement è stato rilasciato e firmato da 317 membri dell'accademia.

"Il Governo federale deve mantenere la possibilità di accedere liberamente ad informazioni di carattere scientifico via internet, di assumere personale qualificato per le posizioni che richiedono conoscenze scientifiche, di eliminare la censura e le azioni di intimidazione del Governo verso gli uomini di Scienza e di ritrattare la decisione di venir meno all’Accordo di Parigi".

Sono queste le richieste che vengono fatte al Governo degli Stati Uniti nella lettera aperta redatta da Ben Santer, Charles Manski e Ray Weymann, rispettivamente climatologo, economista e astrofisico. Poche semplici rivendicazioni che dovrebbero essere quasi banali per un paese moderno, industrializzato, all’avanguardia e simbolo da sempre di emancipazione e libertà. Tuttavia l'amministrazione Trump ha fatto sì che donne e uomini di scienza non solo americani, ma di tutto il mondo, abbiano sentito il dovere di alzare la voce e far sentire il loro malcontento e le loro preoccupazioni.

La paura di Trump per il mondo scientifico

Da quando Trump infatti è stato eletto Presidente alla Casa Bianca, uno dei suoi bersagli principali è stato quello del mondo scientifico: molti sono infatti coloro che l’hanno accusato di “sottomettere il buon nome della scienza a esigenze di tipo politico”.

Molto scalpore ha creato il suo provvedimento che prevede l’eliminazione di parole quali “feto”, “diversità”, “basato sulla scienza” (sostituito da” basato sulla scienza in considerazione degli standard e dei desideri della comunità”) da tutti i documenti ufficiali della Sanità.

Non meno famosa è la sua posizione nei confronti del tema del riscaldamento globale, sul quale, attraverso diversi tweet si è espresso: “Il concetto di riscaldamento globale è stato creato da e per la Cina per rendere il mercato americano non competitivo”; e ancora: “Questa costosa storia sul riscaldamento globale deve finire: si gela, si registrano le temperature bassissime e i nostri scienziati del riscaldamento globale sono bloccati nel ghiaccio”; frasi che dette da un qualsiasi sconosciuto con a disposizione una connessione internet avrebbero destato ilarità nei più, ma che creano molte preoccupazioni se a scriverli è chi si trova ai vertici di una delle maggiori potenze mondiali, timori che sono andati crescendo quando il Presidente ha deciso di ritrattare l’impegno preso dalla precedente legislatura di Obama a Parigi, in occasione del summit sul clima.

Preoccupante inoltre la sua posizione sui vaccini, che, a detta sua, causerebbero autismo, e non meno importante la messa in secondo piano del mondo dell’esplorazione spaziale: insomma, una carrellata di passi indietro, se si guarda alla precedente amministrazione.

La voce della protesta

E' sotto questa forte repressione che i tre scienziati hanno sentito il bisogno di esprimere la loro opinione in una “Open Letter”, parlando delle loro preoccupazioni, dei loro timori, verso non solo la nazione ma verso l’umanità stessa e tutto il mondo scientifico che si trova a vivere sotto la repressione politica.

Nella lettera, che segue il modello di una precedente pubblicata nel 2016 dalla National Academy of Sciences, i tre uomini definiscono l’elezione di Trump alla casa bianca una “disgrazia”, esprimono la loro preoccupazione per i provvedimenti presi dal governo in favore di motivi politici ed economici e sottolineano l’importanza del loro lavoro:

“L’abilità di fare ricerca e operare nel campo della scienza avanzata non è un diritto che può esserci strappato, che ci è capitato per caso alla nascita, o che ci è stato assegnato in eternità. I poteri forti dell’amministrazione corrente cercando di limitare il nostro studio nei confronti del mondo, del perché e del come stia cambiando". Questi poteri sono incoraggiati se dall’altro lato incontrano solo silenzio.

Prosperano nella falsa scienza e nella disinformazione.

Una richiesta forte e concisa che invita tutti gli uomini e le donne di scienza a prendere posizione contro l’ignoranza e la miscredenza, sebbene questa sia rappresentata dai poteri più forti; richiesta che si estende non solo agli esperti, ma anche a tutti i cittadini che hanno il compito, tutti insieme, di salvaguardare il mondo per le future generazioni. L’ignoranza è una scarsa strategia per risolvere i complessi problemi che ci ritroviamo ad affrontare oggi. Se la scienza perde, perdiamo tutti.