Tragedia durante un matrimonio indiano, una bimba di soli 11 anni è stata violentata e poi uccisa, durante i festeggiamenti, da un giovane parente dello sposo. I fatti sono avvenuti nello stato di Chhattisgarth, in India appunto, ed è solo l’ennesimo caso di violenze contro bambine accaduto nello stato asiatico tanto da aver scatenato una vera e propria rivolta su scala nazionale.
Violentata e assassinata durante i festeggiamenti
La bambina era con i genitori alla festa di matrimonio di un loro parente quando un ragazzo di 25 anni, consanguineo dello sposo, ha preso la piccola di forza e l'ha trascinata in una radura poco lontano i luoghi dei festeggiamenti.
Qui l’ha brutalmente violentata e poi uccisa con dei colpi alla testa usando una pietra trovata proprio sul luogo del delitto, il tutto mentre i festeggiamenti proseguivano senza che alcuno si accorgesse della sparizione. L’assassino è poi tornato alle celebrazioni come nulla fosse. Quando i genitori della piccola si sono accorti della sua scomparsa era ormai troppo tardi. Il corpo della 11enne è stato poi ritrovato vicino a un canale ma le forze dell’ordine indiane sono presto arrivate all’autore dell’efferato crimine, arrestandolo. Il giovane ha quindi confessato il crimine, raccontando della violenza, accertata poi dall'autopsia effettuato sul corpo della piccola vittima. L’intera vicenda è stata riportata dall’agenzia di stampa indiana Pti ed è avvenuta, come ha dichiarato il sovrintendente di polizia che si è occupato del caso, Lal Umed Singh, mercoledì scorso, 18 aprile ma il cadavere della bambina è stato recuperato il giorno dopo.
Violenza in India su donne e bambine, il caso Asifa
La rivolta popolare è nata anche perché l’India è purtroppo nota per i molti casi di violenza su minori e giovani donne. Recente è il caso di Asifa Bano, una piccola di 8 anni, violentata e uccisa da un branco nello stato di Jammu. La bambina musulmana era stata rapita a gennaio da un gruppo di ragazzi di religione Indù tanto da scatenare anche una diatriba interreligiosa.
Poco mesi prima, sempre in India si era cercato di nascondere anche un altro caso di violenza sessuale ai danni di una 17enne da parte di un esponente politico del Paese e da sua fratello, che avevano attirato la ragazza con una proposta di lavoro per poi stuprarla. Milioni sono scesi quindi in piazza per protestare contro tali barbarie e su giornali, tv e sui social sono tantissime le adesioni per gli ashtag #JusticeForAshifa, #StopSheldingRapists e #Khatua.