Non è morta per una fatale disattenzione, un'incauta mossa all'arrivo del treno o per colpa di uno zaino rimasto impigliato a una locomotiva. Emerge un'altra verità, triste e terribile, dalla vicenda di Beatrice Inguì, la 15enne di Torino che poteva essere una nostra figlia, una sorella minore, rimasta uccisa mercoledì mattina. Inizialmente sembrava che fosse stata trascinata dal convoglio, le telecamere della stazione ferroviaria Porta Susa hanno però mostrato altro: un salto intenzionale per buttarsi sotto il treno. La giovanissima che voleva fare la cantante lirica sembrava forte, ma soffriva perché non si piaceva, non accettava la sua corporeità, si sentiva grassa, le prese in giro dei coetanei la facevano sentire inadeguata in un mondo in cui la crudeltà si abbina al culto dell'immagine.

Resta il dolore immenso che ha colpito due bravi genitori e l'incredulità di una comunità sconvolta.

L'ultima giornata

Mercoledì mattina Beatrice alle sette era alla stazione Porta Susa di Torino come ogni giorno. Insieme a dei suoi compagni doveva prendere il regionale delle 7.05 che l'avrebbe portata al liceo musicale "Luigi Lagrangia" di Vercelli, che frequentava con passione sopportando una vita da pendolare. Era al secondo anno, si era iscritta a quella scuola per amore della musica, con il sogno di diventare cantante lirica. Ma all'arrivo del regionale 2005 Torino-Milano è accaduto l'irreparabile.

Un attimo prima chiacchierava con la migliore amica ed alcuni compagni ora sotto shock, un attimo dopo non c'era più.

Era parso un incidente, "Forse il convoglio ha agganciato il suo zaino" hanno dichiarato stravolti i testimoni. Qualcuno ricorda che l'amica si era voltata quando il convoglio ha suonato la sirena per annunciare l'arrivo in stazione e l'ha vista barcollare come se si sentisse male. Nessuno avrebbe potuto immaginare nient'altro che un assurdo incidente.

Purtroppo però la visione delle immagini registrate dalle telecamere della stazione Porta Susa e acquisite dalla polizia ferroviaria ha fatto affiorare un'altra verità: lo zaino non si è agganciato al convoglio, Beatrice all'arrivo del treno non è inciampata ma si è intenzionalmente lasciata cadere sulle rotaie del binario quattro, finché il treno al passaggio l'ha travolta.

Era ancora viva all'arrivo dei soccorsi, ma poi nulla è stato possibile. Ora ci sono due inchieste aperte,una dalla Procura ordinaria, l'altra da quella dei minori, anche se finora senza alcuna ipotesi di reato, per cercare di fare chiarezza.

Il diario segreto

Quando gli agenti della Polfer sono andati a casa dell'adolescente, che era figlia unica, anche gli ultimi dubbi sono venuti meno. In un diario di cui i genitori ignoravano l'esistenza, Beatrice manifesta il disagio adolescenziale per una corporeità vissuta male, lamenta di essere "troppo grassa", nell'ultima pagina chiede scusa ai suoi genitori e termina il diario con la parola addio. Tutti la ricordano determinata, solare, e autoironica.

Si definiva una "non magra", ma il suo nucleo era reso più fragile da chi la prendeva in giro faceva sentire inadeguata. Beatrice, che si illuminava solo quando cantava, se parlava di musica o suonava il pianoforte o l'oboe, aveva una grande conoscenza della musica e immaginava un futuro da soprano in giro peri teatri. La cosa più terribile in questa tragica vicenda è che è stata irrisa anche da morta. Su una community Facebook opportunamente segnalata sulle pagine dell'edizione torinese del "Corriere della Sera" sono apparsi commenti indecenti quali "i ciccioni preferiscono morire piuttosto che dimagrire". Invece i compagni di classe le hanno dedicato un concerto a scuola.