In seguito alla sentenza che ha sconvolto l'opinione pubblica spagnola e internazionale, è intervenuto il ministro dell'istruzione e portavoce del governo, Mendez de Vigo, dichiarando che è necessaria e prioritaria, per il governo di Madrid, la riforma del Codice penale spagnolo in materia di violenza sessuale.

L'Esecutivo avrà il compito di analizzare il grado di definizione dei crimini a sfondo sessuale all'interno del Codice penale del 1995.

La ricostruzione dell'accaduto

Nel luglio del 2016, durante la festa di San Fermin di Pamplona, cinque giovani sivigliani tra i 27 e i 29 anni, soprannominati "La Manada" (il branco) per la loro appartenenza ad un omonimo gruppo WhatsApp, verso la mezzanotte hanno avvicinato una giovane diciottenne madrilena: dopo essersi offerti di riaccompagnarla a casa, l'hanno costretta ad avere rapporti sessuali non consenzienti.

In seguito alla violenza la ragazza, scioccata e traumatizzata per l'accaduto, è stata accompagnata da alcuni passanti fino al commissariato, dove ha sporto denuncia per stupro.

La sentenza e le motivazioni dei giudici

La sentenza è arrivata il 26 aprile, con il tribunale della Navarra che ha condannato a 9 anni di carcere i 5 sivigliani per "abusi sessuali": stando alla legge spagnola, questo reato ha una portata minore rispetto a quello di "aggressione sessuale", poiché non ammette la presenza di intimidazioni o violenze di qualche tipo. Per i giudici che hanno valutato il caso, non c'erano prove sufficienti per emettere una condanna per stupro, ma soltanto un "consenso viziato" che, in base al modello consensuale in vigore in Spagna, non attribuisce un ruolo di principale importanza al consenso in quanto tale, ma lo ricollega a caratteristiche esterne quali la presenza o meno di eventuali minacce, intimidazioni, costrizioni o violenze.

L'accusa aveva chiesto 20 anni per i cinque ragazzi. Già in carcere da 22 mesi, si sono difesi dicendo che il rapporto sarebbe stato consenziente, in quanto la giovane non avrebbe reagito, anche se la mancanza di reazione sarebbe stata causata dallo stato di paralisi in cui versava la vittima, a causa della paura provata in quei terribili istanti.

Intanto il Pubblico Ministero ha già dichiarato che presenterà ricorso in Appello per violenza sessuale, chiedendo più di 22 anni di carcere per ognuno dei cinque imputati, e un ulteriore risarcimento di 100.000 euro per la vittima.

Le proteste femministe

Subito dopo la pronuncia della sentenza sono scattate numerose proteste in tutte le strade e le piazze della Spagna, con i manifestanti che si sono riuniti al grido di "Es Violacion".

Oltre alle manifestazioni di piazza, la vicenda sta facendo il giro del mondo anche tramite Twitter, con gli hashtag #YoSiTeCreo (Io ti credo) e #LaManada.

Anche Amnesty International Spagna si è espressa in merito, dichiarando: "Il sesso senza consenso è violenza. Perché solo 9 Paesi europei lo riconoscono?".

Le associazioni femministe si ribellano perché considerano tale sentenza frutto di un sistema etero-patriarcale che non tutela la libertà sessuale (basata sul consenso) per le donne, ma solo per gli uomini, e li legittima ad agire in mancanza (nel caso del codice penale spagnolo) di una non-centralità del consenso quando si verifica una situazione di questo tipo. La decisione del tribunale di Pamplona, quindi, non ha fatto altro che protrarre questo sistema sessista, che vede la donna come individuo "obbligato" a prestarsi sessualmente agli uomini, che non viene adeguatamente tutelata quando la sua libertà intima non viene rispettata.

In sostanza, quindi, facendo riferimento al modello consensuale spagnolo, è come se la corte stesse implicitamente affermando che la colpa di quanto accaduto sarebbe della vittima, poiché la sua paralisi durante la violenza sarebbe da interpretare come un'accettazione passiva di ciò che stava accadendo, e non come una possibile reazione emotiva causata dal non essere in grado di difendersi e riprendere il controllo della situazione.