L’uomo non era nuovo a minacce anche di morte, proprio per questo motivo aveva deciso insieme alla moglie di lasciare la Russia nel 2017. Nonostante ciò, le minacce si sono concretizzate verso il giornalista considerato critico del Cremlino, e tutto mentre rientrava in casa, con la moglie che l’ha trovato in corridoio ricoperto di sangue. Morirà poco dopo in ambulanza.

Chi era la vittima

Arkady Babchenko, uomo di 41 anni, servì l’esercito russo nelle due guerre in Cecenia durante la prima rivolta separatista negli anni '90, lasciò l’esercito nel 2000 e divenne un giornalista, in particolare divenne corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk.

Fondò anche un progetto chiamato “Giornalisti senza mediatori”, poi scrisse per Novaya Gazeta e pubblicò alcuni libri tra cui “La guerra di un soldato in Cecenia”, che uscì anche in Italia tramite Mondadori. Il punto di massima fama lo raggiunse nel 2014 quando si schierò contro l’annessione della Crimea e la guerra ibrida del Cremlino nell’Ucraina orientale e nel 2016 quando invece si dichiarò espressamente contro l’intervento in Siria da parte della Russia.

Queste sue posizioni prese fecero scalpore perché andavano nel verso opposto rispetto al pensiero nazionalistico del popolo russo. Inoltre il giornalista russo criticava aspramente il presidente Vladimir Putin e nel 2017 si sentì costretto ad abbandonare la Russia per andare prima a Praga e poi a Kiev, questo decisione venne presa subito dopo una vera e propria campagna d’odio rivolta verso di lui, iniziata per un suo post in cui ammetteva la sua indifferenza verso la morte del coro Alexandrov Ensemble durante un disastro aereo.

Un noto network lo aveva addirittura aggiunto nella lista formata dai 100 più pericolosi russofobi, al decimo posto.

Il ritrovamento

Secondo i media russi e ucraini, Babchenko è stato ucciso da tre proiettili sparati alla schiena mentre rientrava a casa. La moglie, che si trovava in bagno al momento dell’omicidio, l’ha trovato privo di sensi in corridoio, inutili le richieste di soccorsi, l’uomo è morto poco dopo in ambulanza prima ancora di arrivare in ospedale.

Babchenko non è il primo giornalista a morire recentemente a Kiev, già due anni fa un giornalista investigativo bielorusso, Pavel Sheremet, perse la vita per colpa di una autobomba, in quel caso Harlem Désir, responsabile della protezione dei media dell’Osce, chiese un’indagine rapida e si dichiarò esterrefatto per l’accaduto.