Nato e registrato all’anagrafe proprio oggi il 24 aprile Niccolò Pietro, il primo bambino riconosciuto come figlio di una coppia omogenitoriale. Siamo a Torino, dove il sindaco ha appena firmato l’atto di riconoscimento del nascituro come bimbo di una famiglia composta da due madri, il leader politico del PD Chiara Foglietta e la bioeticista Micaela Ghisleni. Si tratta di un evento unico nel suo genere, forse il primo tra tanti, che si verifica sulla nostra penisola; il dibattito sulla questione nel nostro Paese aveva visto diverse resistenze contrapposte, ma come la storia insegna è solo questione di tempo, ed oggi ne abbiamo la conferma.
Non siamo qua per dare un parere, né per fare pubblicità o parteggiare per uno dei due schieramenti, tuttavia la psicologia dei legami familiari non può rimanere in silenzio di fronte alla nascita di un nuovo tipo di nucleo familiare.
La psicologia dei legami famigliari e la psicologia dello sviluppo
Esiste una disciplina della psicologia dedicata ai legami tra membri della famiglia e con la società esterna, questo perché è inutile parlare di disturbi e problemi senza considerare il contesto familiare. Infatti, le massime influenze che possiamo ricevere derivano direttamente dal nostro nucleo familiare, dalla nascita fino all’ultima fase di sviluppo e l’abbandono del nido familiare. Specialmente nelle fasi della tenera età è fondamentale che il bambino riceva le giuste attenzioni dai genitori: è risaputo, infatti, che la prima relazione (quella con la madre) sarà determinante per le costruzioni di tutte le relazioni future del nascituro.
Il legame primario con la madre è stato a lungo studiato da John Bowlby, il quale ha sviluppato una teoria che distingue quattro tipi di attaccamento madre-figlio: attaccamento sicuro, insicuro-evitante, insicuro-ambivalente e disorganizzato.
L’etica e la psicologia nell’adozione omosessuale
Senza dilungarci sulla tematica relativa agli studi di Bowlby ritorniamo sul tema dell’articolo, legato alla vicenda delle due donne torinesi: da un punto di vista psicologico la presenza di due madri può essere pericoloso per l’infante, in quanto potrebbe sviluppare un attaccamento insicuro-ambivalente a causa della doppia figura femminile.
È importante che in questo caso la coppia si organizzi in modo da ricoprire i due diversi ruoli genitoriali: l’allattamento come un certo tipo di cure devo essere svolti sempre dalla stessa figura genitoriale, non da entrambe. Dall’altro lato è necessario compensare la mancanza di una figura maschile e autoritaria facendo indossare la maschera del padre alla madre non designata come “madre biologica”: la figura della madre è importante per risolvere il complesso edipico, un costrutto freudiano dell’infanzia che caratterizza le prime fasi della crescita di ogni infante.