Anche quest'anno i ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori sono stati sottoposti ai test Invalsi, atti a valutare le competenze disciplinari e attitudinali delle scuole in tutta Italia. Il famigerato questionario ha fatto inciampare, come spesso accade, non pochi scolari, alunni o studenti in generale su un quesito diverso dagli altri.

Le domande singolari dei test Invalsi

Il famigerato quesito numero 10, tanto discusso dal Ministero e dai docenti, non presenta delle finalità di valutazione delle conoscenze e delle competenze dei ragazzi, ma si prefigge l'obiettivo di elaborare il profilo della sfera sociale e psicologica degli esaminandi.

La domanda Q10, somministrata ai bambini di 10 anni, analizza la percezione infantile del mondo lavorativo, in particolar modo le convinzioni dei bambini in merito alle aspettative di vita adulta. I giovani hanno dovuto selezionare una risposta sulle aspettative fra le seguenti: "acquisirò il titolo di studio che desidero; avrò sempre soldi sufficienti per vivere; nella vita riuscirò a realizzarmi; sarò in grado di comperare ciò che mi pare; potrò trovare un buon lavoro?".

Le polemiche

A raccogliere il dissenso e la critica al quesito è stato soprattutto il sindacato Uil, che ha ribadito l'inutilità e l'ingiustizia per quanto concerne la somministrazione delle presenti prove. Il segretario generale di Uil Scuola, Pino Turi, ha dichiarato che è inammissibile legare un test di valutazione scolastico a logiche di mercato, a una filosofia consumistica influenzando così i valori dei giovani.

"Perfino gli Usa che hanno adottato i test da anni stanno facendo marcia indietro", commenta il sindacalista. Dinanzi alle polemiche, espresse ipso modo anche dai docenti, verrà imbastito una tavola rotonda a Montesilvano per discutere sui criteri di valutazione delle prove. Di fatto, non è la prima volta che il mondo dell'istruzione solleva delle critiche alle ultime riforme inerenti alla scuola.

Una delle più contestate è l'alternanza scuola-lavoro, che ha introdotto, secondo molti sindacati scolastici, una mentalità liberista per quanto concerne il lavoro. Secondo numerosi docenti, gli studenti vengono distratti per dedicarsi ad attività lavorative poco efficaci dal punto di vista professionale; ne è un esempio il fatto che alla presunta mansione lavorativa non venga associato un compenso, componente fondamentale perché si possa parlare di "lavoro".